“Il Sito di Interesse Regionale continua ad essere un pericolo per l’ambiente, ma la Regione non ripristina i fondi per la bonifica”
Chieti. “Il SIR di Chieti Scalo è uno dei siti che desta più preoccupazione nel territorio chietino per via dei veleni e delle sostanze riscontrati nel suo terreno, ma di cui ancora nulla si sa in merito all’avvio delle attività di bonifica arenatesi con la scelta del governo regionale di sospendere l’utilizzo dei 10 milioni di euro di finanziamenti stanziati allo scopo dal centrosinistra tramite il Masterplan. È passato quasi un anno dalla Delibera di Giunta Regionale n. 416 del 15/07/2020 che ha spostato le risorse, accampando la ragione di ritardi nell’iter che accomunava Chieti Scalo alla bonifica della discarica di Cerratina, sito Saline Alento e non sappiamo ancora quando verranno ripristinate le risorse e cosa la Regione intende fare per questo sito”, questa la motivazione argomentata dall’interpellanza presentata dal capogruppo Pd in Consiglio Regionale, Silvio Paolucci.
Quella di Chieti Scalo è una realtà scoperta da decenni, era il 4 aprile 2010, infatti, quando una delibera di Giunta regionale classificò l’area ricadente tra il fiume Pescara e l’area industriale quale Sito di Interesse Regionale, spiega Paolucci: “Una scoperta che ha sollevato legittime preoccupazioni e allarmi nella popolazione residente nella zona – così il capogruppo – perché in loco, dalle indagini effettuate, sono state rinvenute notevoli quantità di rifiuti interrati sia urbani che speciali e che si è riscontrata la presenza di contaminazioni riconducibili a diverse attività industriali operanti negli anni passati quali sostanze clorurate, solventi e metalli pesanti, non solo a carico delle acque sotterranee ma anche della falda. Una situazione è tutt’altro che cristallizzata: l’inquinamento è ancora attivo e gli abitanti di Chieti Scalo sono costretti a convivere oggi con un contesto ambientale dagli equilibri fortemente compromessi. Parliamo di un’area di proprietà della Società Revi di Roma (oggi fallita) che, proprio per la presenza nelle acque sotterranee di solventi clorurati, avrebbe dovuto essere destinataria di un intervento di bonifica urgente, azione disposta dal governo regionale di centrosinistra, che ha stanziato 10 milioni di euro del Masterplan per avviare la bonifica su Chieti e sul Saline Alento e posto le basi per un intervento operativo, di cui l’ARAP era soggetto attuatore. Dalla scelta di precettare quelle risorse, fatta dal governo regionale di centrodestra, fermando ancora l’attesa bonifica, non sappiamo più nulla: né se ci si rende conto dell’azione inquinante che quei terreni continuano a rappresentare sia per le falde, che per la popolazione; né viene detto quando e come i fondi saranno ripristinati, procrastinando, così un’azione che di fatto era già iniziata.
La Regione deve dire cosa vuole fare e dare delle risposte, così come è opportuno, visto che le indagini che attestano il già importante potenziale danno fatto dalle sostanze presenti sono datate, deve anche verificare qual è l’attuale portata dell’inquinamento di una zona che con una bonifica potrebbe essere recuperata e rappresentare non solo un esempio di recupero, ma anche di rinascita del territorio, così importante in un momento come questo”.