Guardiagrele il bene in comune: “Nessuna traccia del nostro ospedale nella nuova programmazione”
Guardiagrele. “Da qualche giorno circola il documento della nuova rete ospedaliera che la Giunta Regionale presenterà alla Commissione Sanità del Consiglio e per l’ospedale di Guardiagrele non troviamo nulla di quanto è stato garantito da Marsilio, Verì e Febbo.
Ci troviamo di fronte all’ennesima presa in giro della cittadinanza e delle istituzioni”.
Esordisce il gruppo “Guardiagrele il bene in comune” in una nota diramata dopo la pubblicazione della bozza della rete ospedaliera.
“Sono quasi due anni, ormai – prosegue – che la Giunta Marsilio, prima con l’ex assessore Febbo in piazza nell’estate 2019 e, poi, nel corso della campagna elettorale nell’agosto 2020, viene a Guardiagrele per dire che il nostro ospedale sarà riconosciuto come una costola del presidio di Chieti con la riattivazione di posti letto per acuti e chissà quali altri miracoli.
“Ma il documento della Giunta – precisa l’ex sindaco Simone Dal Pozzo – non dice nulla in proposito e, anzi, quello di Guardiagrele viene classificato solo come ospedale di comunità, sia pure con un paragrafo dedicato, ma esattamente quello che è oggi.
Non vi è nessuna traccia degli atti senza, data e senza ufficialità, che vennero sventolati in piazza e che nessuno ha mai visto.
Come mai – prosegue Dal Pozzo – nessuna delle caratteristiche dello stabilimento ospedaliero trova spazio in questo documento, quando si elencano, invece, le deroghe chieste ad esempio per Penne o per Sulmona?
Come mai la giunta regionale, che a più riprese ha offerto garanzie ad una popolazione letteralmente abbandonata, ha licenziato un atto che non contiene nessun riferimento preciso?
Può anche succedere che, per salvare la faccia, qualcuno aggiungerà qualcosa o tenterà di addolcire la pillola, ma resta il fatto che la programmazione doveva essere completa di tutto quello che in questi ultimi 20 mesi è stato promesso alla città e a un intero territorio”.
La critica del gruppo di centrosinistra si estende all’impianto dell’intero documento.
“Ci sembra una programmazione fondata su criteri e su presupposti che la pandemia ha ormai messo fuori gioco ed è come se il Covid, al di là dell’aumento dei posti di terapia intensiva e sub intensiva evidentemente necessario, non abbia insegnato nulla.
Numerosi studi e le più diffuse statistiche, ad esempio, hanno dimostrato non solo che è necessario potenziare l’assistenza territoriale, ma anche che la mortalità per il Covid è inversamente proporzionale al numero dei posti letto ospedalieri. Meno posti letto uguale più decessi.
Ecco perché ci si aspettava non tanto una riconversione per il Covid di posti letto già esistenti, ma una rivoluzione che non vediamo.
I piccoli ospedali – prosegue – sono ormai tutti declassati ad ospedale di comunità. Questi, purtroppo, non sono la risposta a quelle patologie che, pur non essendo gravi, sono state praticamente abbandonate per fare fronte all’emergenza sanitaria.
Il caso di Guardiagrele, come sempre, è emblematico di un meccanismo che non si vuole far funzionare a causa di una logica che non restituisce alla sanità pubblica il suo ruolo centrale”.