Cupello. “É notizia di pochi giorni fa la riapertura della terza vasca del CIVETA per la sua messa in sicurezza. Elemosinando un ruolo nella vicenda, l’attuale sindaco di Cupello e il consigliere regionale Marcovecchio sostengono che questo risultato sia il frutto del loro impegno e delle pressioni da loro esercitate sugli organi di competenza. Sono saltati sul cavallo vincente sebbene non sia il loro, visto che quanto ottenuto è tutto fuorché farina del loro sacco”.
Si legge così in una nota dell’associazione “Insieme per Cupello”, che proseue: “Ebbene, forse è il caso di ricordare ai diretti interessati cosa scriveva il consigliere regionale Marcovecchio sul conto di chi, come Camillo D’Amico e i consiglieri della lista “Insieme per Cupello”, da mesi chiedeva il dissequestro della terza vasca del CIVETA per la sua messa in sicurezza.
Con sberleffi, irrisioni e caricature, che da sempre caratterizzano il modo di agire suo e della sua area politica, il consigliere Marcovecchio (col complice silenziodi una parte della minoranza) rispondeva che quella discarica non poteva essere affatto toccata, poiché vi era un’indagine della Magistratura; e che mai avrebbero chiesto il dissequestro, per non confutare il provvedimento emesso dalla Procura della Repubblica e per non associarsi alle richieste della Cupello Ambiente.
Lo stesso si verificava anche con riguardo alla mozione del gruppo “Insieme per Cupello” (mozione n. 1 del 12/08/2019) e alla proposta del medesimo gruppo consiliare di dare mandato al Sindaco e alla Giunta di presentare alla Procura opportuna istanza di messa in sicurezza della “terza vasca” (deliberazione n. 38 del 05/07/2019).
Sono state sufficientialcune semplici proposte, fatte nell’interesse dell’intera comunità, per scatenare la sua reazione scomposta. Evidentemente, egli ritiene di essere al di sopra di tutto e di tutti e che il suo operato non possa essere oggetto di critiche e suggerimenti, né da parte dei semplici cittadini né da parte di forze politiche democraticamente elette.
Così, mentre nascondevano la testa sotto la sabbia, la discarica periodicamente bruciava; salvo poi tranquillizzare la cittadinanza e respingere ogni invito alla messa in sicurezza, riproponendo l’argomentazione della “discarica sotto sequestro”.
Tale schema, l’amministrazione ha tentato di riproporlo anche davanti all’ultimo e più importante incendio del 20 e 21 ottobre, ma l’importanza dell’eventonon ha consentito agli amministratori di imboccare ancora questa comoda scorciatoia.
Oggi finalmente possiamo dire di aver avuto ragione. Il sequestro non esimeva dal fare ciò che è obbligatorio per legge, ossia la messa in sicurezza dell’impianto. Prova ne è stata che appena hanno chiesto alla Procura di poter intervenire sulla discarica (come noi chiedevamo da mesi), è stato loro consentito.
Hanno atteso mesi per farsi caricodi una richiesta che avrebbe potuto evitare ben quattro incendi e i conseguenti disagi per i cittadini e per i dipendenti dell’impianto.E poi quelli “a digiuno di norme e procedure” saremmo noi…”.