Chieti. “Caro Senatore Di Stefano… L’art. 244 del Testo Unico D. Lgs. n. 267 del 2000 stabilisce che si ha dissesto finanziario quando il Comune non è più in grado di assolvere alle funzioni ed ai servizi indispensabili oppure quando nei confronti dell’ente esistono crediti di terzi ai quali non si riesce a far fronte con il mezzo ordinario del ripristino del riequilibrio di bilancio né con lo strumento del debito fuori bilancio.
Dalla lettura della documentazione in mio possesso ho evidenziato che il Comune di Chieti ha chiuso il “riaccertamento straordinario dei residui”, effettuato da tutti i Comuni italiani in occasione del passaggio al nuovo sistema contabile di cui al D. Lgs. 118/2011 con un disavanzo da recuperare in 30 anni di € 28.917.194,67 al 1° gennaio 2015.
Ciò significa che il Comune è obbligato (salvo pareri contrari della Consulta, che ne complicherebbero ancora di più la situazione) ad “applicare” al bilancio di previsione una quota annua di € 963.609,49 (28.917.194, 67:30 anni) = 963.609,49 per trent’anni.
Quindi ad ogni consuntivo il disavanzo dovrebbe diminuire (almeno) della quota annua prevista (Euro 963.609,49).
Di conseguenza il percorso normale del Comune avrebbe dovuto essere negli ultimi 10 anni il seguente:
Consuntivo 31.12.2015: -27.953.288,18
Consuntivo 31.12.2016: -26.989.381,69
Consuntivo 31.12.2017: -26.025.475,20
e così via di seguito……
In realtà le cose sono andate così fino al consuntivo 2017 compreso. Con il rendiconto 2018 però anziché proseguire il cammino evidenziato, l’Ente ha registrato un maggior disavanzo, quindi invece di chiudere al 31.12.2018 a – 24.360,344,48 ha chiuso il rendiconto a – 25.656.637,17, peggiorando il risultato di amministrazione di € 1.296.292,69.
Questo maggior disavanzo è stato applicato per € 445,779,96 al bilancio di previsione 2019, e per € 850,512,74 dovrà essere applicato al bilancio 2020, dal momento che la norma (art. 188 del TUEL) dice che il “maggior disavanzo generato” può essere ripianato negli esercizi successivi considerati nel bilancio di previsione, in ogni caso non oltre la durata della consiliatura.
Quanto sopra ovviamente in aggiunta alla quota annuale prevista di copertura del disavanzo di € 963.906,49, cosa che fa arrivare la quota annua di copertura del disavanzo ad € 1.814.419,23; ciò significa in sostanza che questo importo va accantonato obbligatoriamente negli anni futuri anziché essere destinato agli investimenti per la città, ovvero per le esigenze della cittadinanza.
A tutto ciò si aggiunge, in occasione del rendiconto 2019, l’applicazione di ulteriori due quote di disavanzo, anch’esse spalmabili su più annualità:
1)Il disavanzo derivante dal venir meno della possibilità di conteggiare il F.A.L. (Fondo Anticipazioni di Liquidità) all’interno del fondo crediti, per un importo annuo di circa 690.000,00 Euro;
2) Il disavanzo derivante dalla mancata possibilità di conteggiare il Fondo crediti di dubbia esigibilità con il c.d. “metodo semplificato” per circa 664.702,33.
Questo significa che il disavanzo complessivo “a regime” da accantonare in bilancio sarà pari ad Euro 2.318.000,00 per i prossimi 15 anni…effettivamente è una situazione piuttosto critica, generata da Di Primio e compagni, che salvo miracoli è verosimile che porti al pre dissesto. Infatti oltre al disavanzo già accertato con l’approvazione del rendiconto 2019 abbiamo ipotecato nel disavanzo un ulteriore somma pari a circa euro 1,3 milioni per i prossimi 15 anni. Per cui il bilancio può risultare anche in ordine ma con risultati di esercizio disastrosi, non per causa dell’attuale maggioranza che ha votato il rendiconto per mero spirito di responsabilità. Ti ricordo infatti che senza l’approvazione del rendiconto, ai sensi dell’art. 227 comma 2-bis del D.lgs. 267/2000, saremmo andati tutti a casa, poiché la mancata approvazione del rendiconto comporta lo scioglimento del Consiglio Comunale.
Questa stessa maggioranza sta approfondendo le condizioni finanziarie dell’ente per valutare il ricorso alla procedura di pre-dissesto. Si tratta di una procedura che i comuni in crisi strutturale possono mettere in atto per evitare il dissesto vero e proprio, e consiste in un piano di riequilibrio pluriennale che può essere assistito dallo Stato, il quale può anticipare risorse attingendo ad uno specifico fondo, il Fondo rotativo. Caro Senatore Di Stefano!!!!”. Si legge così in una nota di Vincenzo Ginefra, capogruppo di Chieti C’È in Consiglio Comunale a Chieti.