Condanna della Corte dei Conti a sindaco e assessori del Comune di Rapino

rapinoRapino. Hanno causato un danno di 88.266,68 euro al Comune di Rapino per aver stipulato nel 2009 un contratto a tempo determinato al di fuori della dotazione organica a Mario Santovito, per un compenso  di euro 20.000 annui oltre Iva, contratto poi sistematicamente e continuativamente prorogato.

Per questa ragione la Corte dei Conti  Sezione Giurisdizionale per la Regione Abruzzo, con sentenza n. 36 del 17 aprile 2014 la Corte dei Conti, ha condannato l’attuale Sindaco di Rapino Cocciaglia Rocco, il vice-sindaco Oliva Andrea e l’ex assessore al Bilancio Mascioli Sandrino al pagamento di tale somma in favore del Comune di Rapino, più rivalutazione monetaria e interessi legali. A nulla sono valse le giustificazioni dei condannati, che hanno contestato l’assunto accusatorio precisando che la vicenda si era caratterizzata per l’attività ostruzionistica del geom. Micucci, il quale prima aveva presentato le dimissioni dalla qualifica di Responsabile dell’ufficio tecnico e poi aveva affermato di essere stato oggetto di pressioni e intimidazioni da parte della nuova Giunta.
Motivazione che non è bastata alla Corte per giustificare il comportamento dell’amministrazione comunale ritenuto illegittimo, accogliendo totalmente le accuse del procuratore Roberto Leoni.

La stessa Corte dei Conti, tra l’altro, si era già espressa in materia per un caso analogo, quello del Sindaco di Balsorano condannato al pagamento di euro 40.000 per aver stipulato un illegittimo contratto di lavoro subordinato per la figura di Responsabile dell’Ufficio Tecnico, integralmente confermata in appello  nel 2011 della Sezione Terza che aveva addirittura triplicato il danno.
La Corte ha innanzitutto premesso che il Comune di Rapino, avendo popolazione inferiore ai 5.000 abitanti, non prevede posizione dirigenziale per l’esercizio delle citate funzioni.  Il Collegio ha poi ulteriormente disapprovato l’operato dell’amministrazione: “Il comportamento degli odierni convenuti, poi, è ancora più grave ove si consideri che il Micucci, a distanza di pochi mesi, ha attivato il tentativo obbligatorio di conciliazione lamentando l’illegittimità della sostituzione e affermando, a ragione, l’irrilevanza della propria manifestazione di volontà essendo, l’incarico, ricompreso nelle funzioni del dipendente. La Giunta e soprattutto il Sindaco Cocciaglia avrebbero dovuto tener conto di tale volontà e reintegrarlo nell’incarico, anziché continuare a rinnovare l’oneroso contratto con l’arch. Santovito”. Significative le parole della Corte che accusa Sindaco e Giunta di aver reiterato sempre lo stesso incarico al medesimo soggetto, senza mai porsi domande sulla sua legittimità e liceità, specie dopo la “marcia indietro” del Micucci.La Corte ha condannato al risarcimento gli amministratori, nonostante fosse stata già emessa una sentenza del G.U.P. presso il Tribunale di Chieti di non luogo a procedere nei confronti del Cocciaglia, dell’Oliva e del Santovito per il reato di abuso di ufficio, poichè nulla ha a che vedere il giudizio penale con la responsabilità amministrativo – contabile. L’amministrazione comunale di Rapino, guidata da Cocciaglia, aveva già subito qualche mese fa una condanna dalla Corte di Conti al pagamento della somma di 25.000 euro per la stipula di una transazione con la società Mammarosa Funivie, per gli affitti dei terreni destinati a piste da sci sulla Maielletta. 

 “Più volte abbiamo chiesto al Sindaco e alla Giunta di rivedere le proprie decisioni: lo abbiamo fatto in Consiglio Comunale, lo abbiamo fatto formalmente con un atto di diffida, ma nessun passo indietro è stato fatto” spiega il capogruppo di minoranza Rocco Micucci. “Oggi possiamo solo essere soddisfatti della sentenza della Corte dei Conti, che finalmente ristabilisce la regolarità nel Comune di Rapino chiamando gli amministratori a pagare per i danni fatti. Sono soldi che torneranno ai legittimi proprietari: i cittadini di Rapino ai quali nel frattempo erano stati tolti i servizi e aumentate le tasse”.

 

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