San Salvo. “Apprendiamo che il Comune di San Salvo, in collaborazione con la Fee, il Consorzio Industriale e la Pilkington siglerà un accordo per la gestione dell’area limitrofa allo stabilimento dove si trovano le strutture dell’autoporto.
Perchè si sente la necessità di investire su nuove aree, quando si può, e si deve, immaginare una fase di rilancio partendo da ciò che è già stato realizzato?”. E’ l’interrogativo che pone il Consigliere Pietro Smargiassi del M5S al Presidente della Regione Luciano D’Alfonso.
“L’autoporto – spiega l’esponente della minoranza – rappresenta l’ennesima eterna incompiuta del sistema Italia, visto che, è bene ricordarlo, la sua realizzazione cominciò ad inizio anni Novanta con fondi della Cassa del Mezzogiorno e della Comunità Europea. Un’opera che è costata 33 milioni di euro e che oggi, visto lo stato di totale abbandono e inutilizzo, è diventata ricovero per senza tetto e, peggio ancora, è stata oggetto negli anni di atti di vandalismo.
Sicuramente per rimettere a regime una serie di strutture del genere sono necessari investimenti cospicui che però, se messi a confronto con quanto sin qui speso per un’opera ferma, sono di certo risibili. E’ inutile investire ulteriori soldi per interventi ex novo, che possono solo alleviare il problema ma che non lo risolvono del tutto.
E’ giusto ricordare – continua Smargiassi – come anche il Consorzio Industriale abbia contribuito alla realizzazione dell’autoporto. E allora perché non può essere proprio il Consorzio, eventualmente attraverso il nuovo soggetto unico ARAP, l’ente compartecipato dedito alla gestione e quindi al rilancio di questa area?
E in caso negativo perché ancora non è stato attivato un bando per acquisire preliminarmente le manifestazioni di interesse di eventuali soggetti interessati? Su quali dati si basa la convinzione che non vi sia alcun soggetto, pubblico, privato o compartecipato, che sia interessato a gestire l’autoporto?
Se tale convinzione si fonda sui limiti posti dalla normativa vigente, allora credo che non possiamo più essere vincolati da una legge regionale tutt’altro che funzionale per il territorio, visto che ne tarpa le ali dello sviluppo. Si può cambiare la legge e abbassare la quota di abitanti minimi di un Comune per aumentare l’attrattiva e quindi ampliare il novero di soggetti potenzialmente disponibili per assumere la gestione.
E’ importante ricordare che il sito dell’autoporto si trova a soli 200 metri dall’area industriale di Vasto – San Salvo. Attraverso un nuovo collegamento, magari realizzando un nuovo e breve tratto ferroviario, l’autoporto potrebbe essere una struttura dedita al completo servizio di realtà ben radicate e insediate nell’area industriale quali Denso, Euroortofrutticola, Pilkington solo per fare alcuni esempi.
Si potrebbe, in seconda analisi, pensare a una nuova opportunità di crescita per la neonata azienda di trasporti TUA, che implementerebbe i propri servizi legati allo scambio ferro – gomma. Implementare un servizio del genere vorrebbe dire peraltro abbattere i costi del trasporto e quindi garantire maggiore competitività per le aziende già presenti nel polo vastese.
C’è bisogno di una soluzione definitiva e di rilancio dell’autoporto – conclude Smargiassi – che può essere solo quella di interventi sull’area e non a margine della stessa. Una soluzione quindi che rappresenta un’opportunità di rilancio per il sito e di sviluppo per l’area industriale di Vasto.
Se l’Assessore Lolli e il Presidente D’Alfonso credono nel rilancio dell’area industriale del Vastese, lo dimostrino tracciando la linea volta a rivitalizzare l’autoporto. Proprio al Presidente D’Alfonso mi rivolgo, al quale devo purtroppo ricordare le sue promesse riguardo al rilancio dell’Abruzzo. Rilancio che sarebbe dovuto partire proprio dal Vastese”.