Maglia nera per ben undici regioni (più di mezza Italia) nella gestione delle acque reflue. L’Unione Europea le ha messe nel mirino prevedendo sanzioni se non rispetteranno i loro obblighi.
Acqua di scarico, acqua utilizzata in agricoltura o in settori industriali e chimici, insomma, l’acqua che a causa dell’azione dell’uomo è diventata pericolosa per la salute degli esseri umani, queste sono le acque reflue. I comuni sono tenuti a garantire una corretta gestione delle acque reflue in modo che possano essere smaltite in sicurezza.
Purtroppo, da quel risulta da un report dell’Unione Europea, l’Italia è uno dei paesi con la peggior gestione delle acque reflue. Infatti, più di mezzo paese non è aderente alle normative, con ben undici regioni che presentano al loro interno dei comuni che non raccolgono e trattano in modo adeguato le acque reflue.
Acque reflue: le regioni che mandano nei guai l’Italia
Sono undici le regioni italiane, più della metà, che non raccolgono e trattano adeguatamente le acque reflue sui propri territori. Tra queste c’è anche l’Abruzzo, mentre le altre sono: Calabria, Campania, Lazio, Lombardia, Liguria, Marche, Puglia, Sardegna, Sicilia e Toscana.
A Bruxelles non ne sono contenti, e così la Commissione europea ha deferito l’Italia alla Corte di Giustizia dell’Ue per “mancanza di conformità” alle norme rilevata in 179 agglomerati urbani, cioè quei comuni che contano più di duemila abitanti. Il problema della gestione delle acque reflue non è però nato oggi.
Già nel 2018, l’UE aveva inviato a Roma una lettera di costituzione in mora, seguita da un parere motivato nel 2019. Da allora, alcuni passi in avanti sono stati fatti, come ammette la Commissione europea, ma non è ancora abbastanza. Gli sforzi fino a oggi profusi sono stati considerati “finora insufficienti“, cosa che molto probabilmente porterà a una multa salata per insostenibilità.
Come si può leggere sul sito ufficiale della Commissione europea, infatti, “l’UE e le Nazioni Unite sono partner naturali negli sforzi volti a creare un mondo migliore e più sicuro per tutti. A tal fine, l’UE sostiene un multilateralismo efficace e un ordine internazionale basato su regole, imperniato sulle Nazioni Unite“. Per questo motivo, nel 2015, i paesi che compongono l’Unione Europea hanno firmato l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile che ha come obiettivo, tra gli altri, quello di proteggere il pianeta dal degrado, anche attraverso il consumo e la produzione sostenibili, gestendo in modo sostenibile le sue risorse naturali e intraprendendo azioni urgenti contro il cambiamento climatico.