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Pescara: dopo gli sgomberi si pensa agli abusivi dei Palazzi Clerico

Pescara. Dopo il blitz degli ultimi giorni, che ha sgomberato gli accampamenti abusivi, si riapre il caso dei Palazzi Clerico, gli scheletri delle palazzine rimaste incompiute da anni in via Tavo, divenuti ricettacolo di tossicodipendenti e degrado.

Venerdì scorso, il sindaco Carlo Masci era intervenuto con Polizia Municipale e Carabinieri, per sgombrare e ripulire l’area dalle erbacce, dai rifiuti e dalle masserizie da bivacco improvvisato, annunciando “nessuna tregua contro il degrado”.

“L’allontanamento delle persone che occupavano l’area unitamente allo sgombero delle masserizie e dei rifiuti accumulatisi in anni di abbandono è un segnale forte che era necessario dare”, conferma oggi l’assessore al Sociale Nicoletta Di Nisio, che aggiunge: “Ora però bisogna studiare soluzioni che permettano il non ripetersi – in altri luoghi – del medesimo problema. Per questo, unitamente al capogruppo Udc Massimiliano Pignoli, ho già convocato una riunione”.

“Sarà un tavolo di confronto con la partecipazione di tutte le parti sociali, in primis la Caritas nella persona di Don Marco, per trovare una sistemazione a queste persone”, spiega l’assessore, “E’ del tutto evidente, infatti, che senza una offerta alternativa al vivere per strada, queste persone andranno ad impegnare altre parti della città”.

Contro il degrado, Pignoli insiste anche per la cura delle periferie: “Anche per quel che riguarda l’ordinario come il rifacimento dei marciapiedi le potature degli alberi, il potenziamento dell’illuminazione e la pulizia delle strade. Le telecamere – spiega Pignoli – occorrono in centro, ma anche e soprattutto a Rancitelli, Fontanelle, San Donato, dove, ci sono diverse criticità note a tutti, e anche all’amministrazione comunale. Ben vengano, ci mancherebbe, gli sfratti degli abusivi, ma poi bisogna pensare a chi non delinque, e a trovar loro una soluzione, perché altrimenti si risolve un problema e se ne crea un altro. Via chi delinque dalle case, ma chi lo fa in stato di necessità, deve avere una collocazione”.