Il 5 gennaio, il giorno della Fiera dell’Epifania a L’Aquila, doveva essere un giorno trionfale per il ministro Matteo Salvini, che aveva pensato, insieme ai suoi fidi collaboratori locali, di strumentalizzare la festa per passare dentro le ali di folla presenti a prescindere tra le classiche bancarelle.
Non è andata così. Salvini non è riuscito infatti nemmeno ad arrivare a via Sallustio, dove era atteso dai suoi, decidendo di scappare verso la chiesa delle Anime Sante. Lì è rimasto ben attaccato a un muro, a fare selfie con l’impossibilità di muoversi senza essere contestato. Voleva fare una diretta sui social dalle bancarelle, l’ha fatta fermo fuori da una chiesa, con i cori che gli davano dello sciacallo.
Tutto questo è stato possibile perché più di cento persone si sono auto convocate e unite spontaneamente, per gridare tutto il loro sdegno verso l’ennesima passerella di un Ministro che da quando si è insediato non ha fatto altro che avallare politiche contro i poveri a prescindere dalla loro nazionalità, concedere condoni fiscali, promulgare un decreto che toglie diritti umani basilari, criminalizzare le opposizioni, chiudere vergognosamente i porti, fare la voce grossa contro la Commissione Europea sui media, per poi tornare sui propri passi al primo richiamo. Forte con i deboli e debole con i forti.
In tutto questo ha voluto prendersi un po’ di spazio anche il Sindaco dell’Aquila di estrema destra Pierluigi Biondi, che in piazza non si stava filando nessuno, considerando che la protesta era contro il ministro dell’Interno. Alle Anime Sante Biondi ha deciso di oltrepassare il cordone della polizia e venire a provocare i manifestanti. Di fronte l’accusa del tutto politica, rivoltagli da un oppositore, di aver distrutto L’Aquila insieme al Partito Democratico che ha governato precedentemente la città, il primo cittadino non ha resistito a spogliarsi della sua fascia tricolore e re-indossare le vesti del militante di CasaPound, formazione politica neo fascista in cui ha militato fino a due anni fa. Ha quindi deciso di colpire con la mano il volto del manifestante e poi spingerlo nuovamente nonostante nel frattempo polizia e collaboratori si fossero frapposti. Nel parapiglia, di fronte a tanta violenza, successivamente al Sindaco gli sono stati fatti cadere gli occhiali. Cosa che a quanto pare lo ha riportato alla calma.
A tal riguardo rimaniamo basiti di fronte l’atteggiamento della quasi totalità della stampa locale che, evidentemente più realista del re, non riesce ancora a vedere quello che è successo nonostante la presenza di immagini video che mostrano i fatti in maniera inequivocabile, e dopo che lo stesso Biondi abbia in ritardo – e dopo aver raccontato il falso insieme al suo partito – praticamente ammesso quanto accaduto giustificandosi dicendo: “Questa è la mia indole”. Quindi l’indole del Sindaco dell’Aquila è di essere un violento e questo ci dovrebbe andar bene?
Per noi tutto ciò non è accettabile, ed è più che sufficiente per chiedere in maniera convinta le dimissioni dal suo ruolo di Sindaco della nostra città.Crediamo che tutta la parte sana della città dovrebbe unirsi a questa richiesta e affermare a gran voce che chi usa violenza di fronte a dei cittadini che contestano non può svolgere il ruolo di sindaco.
D’altronde chiediamo le dimissioni di Biondi, più in generale, perché siamo stanche e stanchi di non avere nessuna prospettiva lavorativa; siamo stanche e stanchi di studiare in moduli provvisori fatti di lamiera; siamo stanche e stanchi di dover fare km a piedi con le buste della spesa in mano sulle statali senza un servizio di trasporto pubblico consono; delle file interminabili in ospedale; dei negozi che aprono e chiudono perché non ce la fanno; delle c.a.s.e. che ‘prima gli aquilani de nà’ote’, ma senza bar, senza servizi e centri di aggregazione. Siamo stanche e stanchi dei servizi sociali inesistenti, della solitudine istituzionale e delle proposte bloccate, per far spazio a quelle riguardanti i presepi e i crocefissi.
Vogliamo infatti ricostruire l’opposizione sociale in questa città contro il Sindaco del terzo millennio e la sua giunta xenofoba che non è stata in grado di proporre uno straccio di idea per il futuro della città, ma solo di ostacolare o bloccare tantissime esperienze innovative nate nel post sisma.
Noi pensiamo che sia possibile ricominciare a vivere questa città solo a partire dalla voglia di protagonismo dimostrata da tutte e tutti coloro che sono scesi in piazza il 5 gennaio e hanno attraversato la città al grido di L’Aquila Libera, senza accettare mai più zone rosse come quella che la polizia ha vergognosamente cercato di imporre, senza successo, in Via Patini.
Tutto questo deve darci il coraggio di continuare a batterci per la ricostruzione sociale della nostra città nel contesto più generale del nostro Paese e dell’Europa attraversata in questi ultimi tempi in particolare da rigurgiti fascisti e da una guerra sempre più senza frontiere ai poveri a cui è necessario opporsi.
Che tutti i giorni sia la Fiera dell’Epifania, la fiera del riscatto, del conflitto e della voglia di stare per strada costruendo in comune una nuova città fondata sulla solidarietà e la voglia di protagonismo dei suoi cittadini non più disposti a bere le balle di chi vuole solo la guerra tra i più deboli, ma convinti che solo lottando insieme possiamo costruirci quel futuro che vogliono toglierci. Non glielo permetteremo. (L’Aquila Libera)