Chieti. “Come organizzazioni sindacali abbiamo assistito nell’ultimo periodo ad una serie di azioni di questa amministrazione comunale, peraltro finita in minoranza nel corso dell’ultimo consiglio comunale sulla vendita delle farmacie comunali, che nulla hanno a che vedere con la tutela del sociale e dell’occupazione”.
Lo affermano Mario Miccoli (Uiltucs) e Marco Angelucci (Uil Fp) che aggiungono: “Dopo essere stati inermi rispetto a tutto un tessuto industriale presente intorno a Chieti che ormai si è sgretolato, oggi si sta tentando di distruggere una delle poche realtà che dà lavoro a circa 200 persone; non capiamo infatti perché si è tentato di intaccare uno dei settori più prolifici e redditivi dell’azienda speciale Chieti Solidale, ovvero quella della farmacie, che hanno permesso da sempre all’azienda di andare avanti. Un’azienda che svolge un lavoro molto delicato e che tutto sommato gode di buona salute: basti pensare che ha prodotto circa 4 milioni di euro di credito nei confronti del Comune il quale si è prodigato a progettare la trasformazione, il taglio ai servizi sociali, la vendita delle farmacie e in ultimo il nuovo cda… ci sembrano misure isteriche atte a tenere in piedi, in maniera anche abbastanza fumosa, un’amministrazione che è palesemente in seria difficoltà. A noi non interessa la politica, non ci interessa atterrare o far risorgere questa amministrazione, quello che ci interessa sono i lavoratori e gli utenti finali dei servizi, quelli sì, che hanno problemi seri e meriterebbero più attenzione di qualsiasi dissesto di bilancio. Ci fa piacere notare come i colleghi delle altre organizzazioni si siano ravveduti da un percorso che fino ad oggi hanno agevolato, proponendo nell’aprile di quest’anno, la sottoscrizione da parte dei lavoratori, di una conciliazione tombale sull’intero rapporto di lavoro per soli 250 euro. A fronte di crediti certificati ben più importanti. Nello stesso periodo, le scriventi federazioni della Uil, hanno aperto uno stato d’agitazione e discusso insieme al prefetto e al vicesindaco sulla mancata trasparenza del percorso che si voleva compiere, in quell’occasione, al fine di vedere in maniera cristallina l’orizzonte, abbiamo chiesto un piano industriale che non ci è mai stato consegnato. Sarà questo il motivo per cui siamo state le uniche organizzazioni sindacali che pur essendo estremamente rappresentative, non sono state convocate dall’amministrazione per la riunione del 6 novembre scorso. Ovviamente le altre sigle sindacali hanno giocato a isolarci pretendendo due tavoli di trattativa separati e sottraendosi ad un confronto costruttivo e unitario che di certo avrebbe reso la forza contrattuale della compagine sindacale molto più forte. Se fino ad ora c’è stata accondiscendenza da parte delle altre sigle sindacali, oggi non c’è da sorprendersi e da arrabbiarsi se l’amministrazione non ha rispettato gli impegni presi negli accordi, anche se questi impegni non sono mai stati resi noti. Noi abbiamo deciso già all’epoca di accompagnare i lavoratori in un altro percorso; tale decisione fu presa proprio perché non ci veniva data nessuna garanzia rispetto al futuro dell’azienda e della continuità lavorativa, oltre l’assoluta incertezza di un piano industriale che è stato un work in progress ma che fin dall’inizio faceva trasparire il suo maggior interesse alla tenuta della maggioranza e alla copertura di un bilancio che faceva acqua da tutte le parti. Il tempo è un buon testimone”.