L’Aquila. Continua a scatenare tante reazioni, politiche e non, la decisione del sindaco Massimo Cialente di rassegnare le dimissioni dopo il ciclone sul presunto giro di tangenti che ha investito il Comune de L’Aquila.
Lui, Cialente, non è indagato nell’inchiesta “Do ut Des”, ma ha deciso comunque di lasciare il Municipio, con una presa di posizione rispetto alla quale lo stesso si è dichiarato “irremovibile”.
Le sue ragioni sono tutte spiegate, nero su bianco, nella lettera inviata al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano (SCARICA).
Ma, intanto, non si placano le polemiche e le richieste di ripensamento. Come quella che arriva dal segretario provinciale del Pd aquilano, Mario Mazzetti, secondo cui “solo un grande sindaco come Massimo, con la sua forte personalità politica e amore per la sua gente poteva dimostrare a tutti che la cosa più importante è porre al centro dell’interesse politico la città ed i veri bisogni dei cittadini”.
Ma c’è anche chi, come la Cisl de L’Aquila, chiede al Governo di non usare “la bufera giudiziaria che si è abbattuta sull’Aquila come escamotage per bloccare i fondi destinati alla ricostruzione del territorio e alle imprese del cratere”.
“L’Aquila non deve essere costretta a elemosinare i fondi per la ricostruzione, come è accaduto negli ultimi cinque anni” dichiara il responsabile Cisl dell’Aquila, con delega alla ricostruzione, Gianfranco Giorgi “ma il governo deve automaticamente farsi carico, attraverso una programmazione annuale, del ‘caso-L’Aquila’ e sostenere anche le imprese locali, letteralmente piegate dalla crisi”.
Spiace dover riconoscere che nella lettera del Sindaco dimissionario dell’Aquila, Massimo Cialente, al Presidente Napolitano, in relazione alla cosiddetta richiesta della Curia Aquilana, non ci siano corrette informazioni. Si preferisce in questo momento di grande confusione non entrare in polemiche inutili e sterili. Si tratta di una richiesta fatta da tutti i Vescovi della Conferenza di Abruzzo e Molise (CEAM), che quindi non interessa solo l’Aquila, perché anche in Abruzzo si possa seguire la stessa procedura adottata- per le chiese e gli edifici ecclesiastici – nei terremoti avvenuti in Umbria, nelle Marche e recentemente in Emilia e Lombardia.
Il riserbo mantenuto sinora sull’iter della richiesta è dovuto al rispetto delle procedure e per evitare la diffusione di informazioni incomplete sino a quando non si giunga a un accordo conclusivo.
Tuttavia, se opportuno, sarà il Presidente della CEAM, Mons. Tommaso Valentinetti, Arcivescovo di Pescara-Penne, a fornire – con un suo comunicato – ogni utile dettaglio circa la proposta di norma.
Per il momento, a nome dell’Arcivescovo Petrocchi, si può assicurare che la Curia aquilana intrattiene rapporti di stretta collaborazione con il dr. Magani: di conseguenza viene pienamente condiviso il desiderio dell’on. Cialente, che il dr. Magani continui la sua opera in Abruzzo.
Inoltre, lo stesso Mons. Petrocchi si è premurato, negli incontri avuti nelle competenti sedi istituzionali, di far inserire nella proposta di norma cui si fa riferimento, la possibilità di fare convenzioni con altri Enti (Comune, Provveditorato Opere Pubbliche e Direzione Regionale dei Beni Artistici e Ambientali) per affidare ad essi la gestione dei finanziamenti e degli appalti riguadanti le Chiese.
Infine, va detto con tutta franchezza, che l’unico intento della Curia aquilana è poter disporre di regole meglio articolate e certe, in grado di determinare con chiarezza modalità, entità e tempi dei finanziamenti per la ricostruzione del patrimonio ecclesiastico, con la motivata volontà di contribuire così alla rinascita spirituale, culturale e sociale della nostra Città.