San Martino sulla Marrucina. “Le tasse dei cittadini come il gioco delle tre carte”. Non usa mezzi termini il sindaco di San Martino sulla Marrucina all’indomani della manovra di assestamento di bilancio elaborata dall’amministrazione comunale guidata da Luciano Giammarino e sottoposta all’approvazione dell’ultimo Consiglio.
“Oltre a movimentare somme mirate alla programmazione politica e amministrativa del Comune – spiega infatti meglio il primo cittadino – l’assestamento ha dovuto tener conto dell’impatto che hanno avuto su San Martino le recentissime normative adottate dal governo centrale in materia fiscale”. Il riferimento è alla Tares e all’Imu, due imposte che, stando a quanto riferito da Giammarino, avrebbero procurato non pochi grattacapi al Comune teatino.
“A San Martino – continua il sindaco -, seppur con ritardo rispetto ai canoni ordinari e in virtù delle proroghe normative di questo governo “gabelliere” e delle “incertezze”, abbiamo approvato il bilancio di previsione lo scorso 9 ottobre. Approvando lo strumento di programmazione economica del Comune, lo Stato imponeva il recepimento e l’applicazione del tributo Tares (imposta sui rifiuti e per i servizi essenziali) che aveva sostituito la “vecchia” Tarsu (imposta sui rifiuti). Con l’applicazione della Tares, lo Stato ci ha obbligato a coprire il 100 per cento dei costi relativi alla gestione dei rifiuti, della manutenzione delle strade e della pubblica illuminazione. Naturalmente l’impatto di tale tributo è stato notevolmente gravoso: ha quasi duplicato, fino a quintuplicare per alcune attività, già martoriate, l’imposizione fiscale a carico degli utenti rispetto al vecchio regime Tarsu”.
A scatenare l’ira di Giammarino è la conversione del decreto legge col quale il governo centrale ha più tardi consentito a tutti di usufruire della facoltà di conservare l’applicazione della Tarsu, “penalizzando – precisa il primo cittadino – chi, come noi, aveva diligentemente già approvato il bilancio annuale di previsione. Mi chiedo dove e come il Comune avrebbe dovuto reperire il mancato introito derivante dalla differenza fra l’applicazione del regime Tares e quello della Tarsu se avessimo deciso di recepire agli inizi di novembre tale “assurda, ambigua e rischiosa” opportunità. Per chi, naturalmente, non aveva ancora approvato il bilancio e stava spendendo “in dodicesimi” le somme corrispondenti agli stanziamenti dell’anno precedente (quando era vigente la Tarsu), è stato quasi automatico “scegliere” di conservare la vecchia tassa, anche con qualche rischio di contenzioso con i cittadini. Per noi, invece, sarebbe stato estremamente distruttiva e impercorribile l’ipotesi di tornare indietro. Gli stanziamenti di previsione non avrebbero infatti avuto più copertura finanziaria se non attraverso un “giro di vite” su altre imposte, sempre a carico dei sammartinesi”.
Ma l’impatto più gravoso, secondo Luciano Giammarino, sarebbe stato quello che il sindaco definisce il “balletto che il governo centrale ha praticato, illudendo Comuni e cittadini, riguardo alla esenzione Imu sulla prima casa”.
A San Martino, dove sono insediati alcuni stabilimenti industriali, l’amministrazione comunale ha riscosso a giugno dagli utenti 67mila euro, di cui ben 60mila sono andati nelle casse dello Stato. “Ma perché la chiamano imposta municipale – si chiede dunque il primo cittadino – se il Comune riscuote il 90 per cento dell’Imu e lo consegna allo Stato? Il “governo dalle larghe intese” toglie poi l’Imu sulle prime case, un gettito che a San Martino sulla Marrucina vale circa 38mila euro. E allora lo Stato che fa? Stima di indennizzare il nostro Comune con 20mila euro per pareggiare il mancato introito. Ma dove reperisce le somme sufficienti per rimborsare i Comuni e soddisfare quindi i ricatti “politici” di palazzo? Pensa “bene” di istituire un fondo e lo definisce “di solidarietà”, ma, nel contempo, decreta che il Fondo deve essere finanziato direttamente dai Comuni stessi!”.
Per soddisfare il “fondo di solidarietà”, a San Martino sulla Marrucina il prelievo statale è stato di circa 44mila euro, una cifra che dunque ha decretato un ammanco di bilancio. Da qui la sensazione del sindaco di essere letteralmente lasciati soli, in quanto in una situazione di tal genere diventa difficile per un Comune trovare le somme indispensabili per soddisfare gli equilibri di bilancio e per poter fare un minimo di manutenzione al proprio patrimonio.
“Lo Stato si appropria delle risorse comunali – sottolinea Giammarino – e i Comuni ormai servono solo a far quadrare i conti: è impossibile fare programmazione”.