Chieti. Indignato e amareggiato. Questo lo stato d’animo del presidente della Provincia di Chieti, Enrico Di Giuseppantonio, che commenta amaramente la notizia dei nuovi tagli imposti dal Governo e che mettono a repentaglio un Ente già profondamente provato.
Tagli che ammontano a ben sette milioni e 700 mila euro. Un fulmine a ciel sereno ma non troppo, si legge nella nota, che a quaranta giorni dalla fine dell’anno e ormai a ridosso dell’approvazione del bilancio preventivo rischia seriamente di danneggiare irreparabilmente un Ente già in ginocchio, appena entrato in regime di dissesto guidato a causa della gestione precedente.
“Sono indignato e profondamente amareggiato di fronte a questo ennesimo dramma” commenta Di Giuseppantonio. “Siamo in piena emergenza e da oggi abbiamo istituito una sorta di tavolo permanente interno: tutti siamo mobilitati e stiamo bruciando le tappe per correre ai ripari nel più breve tempo, ma sinceramente non sappiamo dove reperire il denaro. Siamo a ridosso della stagione invernale. Tra l’accensione dei riscaldamenti delle 47 scuole di proprietà della Provincia e una possibile attuazione del piano neve, rischiamo davvero grosso. Forse al Governo e al Parlamento sfuggono questi problemi reali del nostro Paese. In questi quattro anni di Amministrazione abbiamo fatto di tutto per far quadrare i conti e per pagare i debiti pregressi, specie quelli verso le imprese, tra cui gli imponenti tagli agli sprechi e alle spese inutili, e la sforbiciata vera ai costi della politica e alle indennità di Presidente, Giunta e Consiglio. Abbiamo raschiato il fondo del barile né possiamo più fare riscorso a mutui dato che nel passato ne è stato fatto un uso smodato, lasciandoci oggi con pregressi di circa 140 milioni da restituire. Evidentemente ci vogliono in strada a protestare con forza contro queste decisioni scellerate anche perché, e lo ribadisco con la massima sincerità, qui rischiamo la paralisi totale e il collasso per scuole, strade e uffici dell’Ente. In questi quattro anni ci ho messo la faccia e mi sono dedicato notte e giorno a rimettere in piedi un Ente decotto. E proprio oggi che, con il piano di rientro approvato dal Ministero e dalla Corte dei Conti eravamo proiettati versi il risanamento, si rischia di ricadere nuovamente nel baratro”.