L’associazione si era interessata della vicenda con un comunicato, con cui aveva unito la propria voce a quella di quanti protestavano per l’esclusione, derivante dall’applicazione di una norma in base alla quale i bambini di età inferiore ai tre anni si vedevano privati del servizio in ragione dell’iscrizione di bambini di età superiore, cui spetta l’accesso prioritario, in numero tale da occupare tutti i posti disponibili: “Siamo contenti che la vicenda sia conclusa positivamente, con il servizio pomeridiano esteso a tutti i bambini. Dobbiamo però prendere atto che questo è avvenuto per la disponibilità del personale dell’istituto ad organizzarsi per poter garantire il servizio per tutti”. Così in una nota sulla vicenda Nico Barone, responsabile CasaPound per l’area frentana. “Rimangono quindi aperte – continua Barone – le questioni che la vicenda ha contribuito a sollevare. Da una parte, una normativa che ottiene l’effetto di generare una sorta di discriminazione al contrario, in ragione della quale paradossalmente sono le famiglie italiane a non poter usufruire dei servizi erogati dallo stato di cui sono cittadini. Dall’altro la questione dei tagli allo stato sociale, che impediscono alle strutture educative di garantire il servizio di istruzione se non a costo di sacrifici da parte del personale, per l’impossibilità di procedere ad altre assunzioni”. “ Prendendo quindi spunto anche da questa vicenda, fortunatamente risoltasi nel modo migliore per tutti – conclude Barone – auspichiamo che possa accrescersi la consapevolezza della necessità da un lato dell’adozione di norme di preferenza nazionale per l’accesso ai servizi pubblici , norma di equità che andrebbe a prevenire la possibile esclusione dai servizi statali di chi ottemperando agli obblighi che la cittadinanza italiana comporta ne è il maggior contribuente, e dall’altra della necessità di aumentare i fondi ad un servizio essenziale, quello dell’istruzione, falcidiato dai tagli al punto da rischiare di non poter più essere pienamente garantito”.