Una nuova strada all’interno dell’area di risulta, una parallela al corso in procinto di pedonalizzazione (già appaltata e pronta alla cantierizzazione). Con una delibera del 3 ottobre scorso, la Giunta comunale ha approvato la costruzione di un nuovo asse stradale sull’area della vecchia stazione per “l’attuazione di una fase di sperimentazione della deviazione e messa in sicurezza del traffico da Corso Vittorio Emanuele II (primo tratto) al nodo stradale via Teramo – via Da Gasperi/area di risulta- conseguente all’esecuzione dei lavori sull’area di sedime del tratto stradale di Corso Vittorio Emanuele Il interessato dalle opere di prossimo inizio”. Una spesa di 95mila euro per demolire gli attuali spartitraffico posti agli incroci tra via Teramo e via De Gasperi, e costruire rotatorie provvisorie in gomma, oltre a rifare asfalto e segnaletica. Tutto per testare come il traffico alla base sud del corso pedonalizzato reagirà.
Le lettere alle ditte da interessare sarebbero state già inviate da Palazzo di Città e, secondo il sindaco Mascia, entro Novembre gli operai saranno all’opera. Sempre che non si opponga qualcuno. Il primo a lanciare la critica è il consigliere comunale di Rifondazione Comunista Maurizio Acerbo, che dopo aver sempre sostenuto come “un progetto come quello relativo a Corso Vittorio Emanuele doveva essere inserito nella pianificazione relativa alla mobilità e al traffico, non trattandosi del semplice rifacimento dei marciapiedi e dell’arredo urbano”, oggi sottolinea che “per decidere che il principale asse viario di attraversamento automobilistico della città si sposta sull’area di risulta era indispensabile una variante essendo l’area ricompresa in un piano particolareggiato”.
“La realizzazione di un nuovo asse stradale di attraversamento della città”, afferma Acerbo, “viene maldestramente occultata come “deviazione sperimentale”. Argomentazione ridicola che serve ad aggirare la normativa urbanistica che prevede che un intervento del genere costituisca una variante al piano regolatore generale”. Su queste basi potrebbe prospettarsi un ricorso amministrativo: “Non so se il Tar Pescara riterrà legittimati i consiglieri comunali le cui prerogative sono state espropriate da questa procedura sgangherata”, ipotizza, “ma è certo che se operatori economici, residenti, proprietari di immobili della zona, associazioni di categoria decidessero di fare ricorso la delibera approvata verrebbe molto probabilmente annullata”.