Così in una nota il capogruppo del Pd in Consiglio Provinciale a Chieti, Camillo D’Amico, che aggiunge: “Non l’ abbiamo fatto in maniera evidente ed ufficiale ma discreta, riservata ed incisiva. Le ‘colpe’ che ci addebita sulla situazione fortemente deficitaria del consorzio e sulla cattiva amministrazione che si è evidenziata negli ultimi tempi non ci appartengono perché, giova ricordarlo, siamo all’opposizione in regione Abruzzo quanto in provincia di Chieti. Proprio in ragione del fatto che, la Provincia di Chieti, è uno dei maggiori contribuenti diretti del consorzio senza il cui esercizio di voto, nelle ultime due tornate elettorali per il rinnovo del Consiglio dei Delegati, le stesse non sarebbero state valide. Il quorum previsto dalla legge regionale vigente non si sarebbe raggiunto e lo è stato solo con il voto espresso dalla provincia di Chieti. Il nostro gruppo si appresta a presentare un apposito ordine del giorno che verrà discusso nel prossimo Consiglio ove formuleremo delle proposte operative che, speriamo, condivise anche dalla maggioranza. Allo stato attuale l’unica strada percorribile, per fare luce e chiarezza sulle responsabilità dirette che hanno prodotto l’attuale situazione debitoria ed ha compromesso qualsiasi attività, è l’azzeramento dell’attuale gestione con la nomina di un commissario regionale ad acta! Il presidente Fabrizio Marchetti non ha dignità nel ricoprire un ruolo così importante quando è stato sfiduciato dalle maggiori sigle sindacali agricole (Coldiretti, Cia e Copagri) che hanno fatto dimettere tutti i loro rappresentanti proprio come estrema ratio ad una situazione sfuggita da ogni genere di controllo e mancante di qualsiasi momento di condivisione e partecipazione nelle scelte e nelle strategie. Solo con la nomina di un commissario ed una gestione monocratica, limitandola nei compiti e nel tempo, porrà fine alle lotta tra poteri interni che ha generato un immobilismo i cui risultati sono ancora da quantizzare in termini di debiti effettivi visto il balletto delle cifre che al riguardo sono state esternate. Il consorzio di bonifica è ente che eroga servizi alle imprese agricole. Il governo degli stessi dovrebbe essere in capo ai rappresentanti delle organizzazioni professionali del settore. Questa è la norma ma, a Vasto, il tutto è in capo alla politica che ha cacciato le rappresentanze sindacali agricole suggerendo e sostenendo azioni complici ai limiti della legittimità legale e democratica! Le ragioni dei dipendenti, di cui si è fatto portavoce l’ambientalista Ivo Menna, sono anche le nostre ma si potrà porvi rimedio solo con la fine dell’amministrazione corrente, autorielettasi solo con tre consiglieri presenti, e la contestuale nomina di un commissario ed un deciso passo indietro di ‘certa’ politica regionale”.