“Stiamo ultimando le audizioni con le associazioni venatorie, le Atc, le associazioni ambientaliste e degli agricoltori. Abbiamo affrontato il problema cinghiali secondo le direttive ben precise, impartite con rigore dal presidente Di Giuseppantonio. La fase programmatica, detta fase B è pronta, appena approvata in Consiglio diventerà efficace e concretamente risolutiva per la particolare situazione creatasi nella provincia di Chieti a causa della diffusione territoriale del cinghiale in aree intensamente sfruttate dal punto di vista agricolo e talora in aree residenziali – dichiara il presidente della Commissione Agricoltura Franco Moroni – l’Ispra (Istituto Superiore per la prevenzione e la ricerca ambientale) ha espresso parere favorevole sul piano redatto dalla provincia di Chieti, avallando il buon lavoro svolto dal Servizio Caccia e Pesca”.
Il delegato alla Caccia, il consigliere Giovanni Staniscia: “Si entra nella fase di attuazione del programma triennale di prelievo dei cinghiali come soluzione a lungo termine e sotto il coordinamento della Polizia provinciale. Si applica nelle zone vietate alla caccia ed è vincolante durante tutto l’anno. D’altronde il proliferare incontrollato dei cinghiali è un problema serio che pesa sulle casse dell’ente con le tante richieste di risarcimento dei danni alle colture e agli allevamenti. La regione trasferisce annualmente fondi che la provincia deve ripartire tra gli agricoltori: ad esempio nel 2011 a fronte di 452 mila euro di danni quantificati abbiamo ricevuto 121 mila euro di fondi, nel 2012 è andata meglio e abbiamo ricevuto 230 mila euro su 370 mila di danni, in quanto ci siamo fatti carico di richiedere integrazioni aggiuntive. Per i sinistri denunciati sulle strade provinciali, che nel 2012 hanno raggiunto le 77 istanze, non riceviamo risorse”.
Si dice soddisfatto anche il presidente della Provincia, Enrico Di Giuseppantonio: “La prevenzione dai danni derivanti dai cinghiali è indispensabile in un momento in cui si fa difficoltà a far fronte alle spese ordinarie, basta affrontarla nell’ambito di una gestione della fauna selvatica che mira all’equilibrio con le tipiche attività agricole e pastorali che caratterizzano il nostro territorio. Per i nostri agricoltori si prospettano le condizioni per arginare seriamente i danni da cinghiali”.