“È arrivato il momento di mettere un freno a due fatti per nulla secondari” dice Trasatti. “L’uso distorto e strumentale che la politica sta facendo della vicenda (soprattutto in vista delle elezioni regionali) e il sospetto che uno degli obiettivi possa riguardare fatti che attengono più all’edilizia e al mattone. Nello specifico, al destino dello stabile dell’Accademia che il terremoto ha danneggiato, che si trova in uno dei luoghi più pregiati della città (il parco dell’ospedale di Collemaggio) ma soprattutto che ha già ricevuto dal Cipe un contributo di 6 milioni di euro per il recupero post-sisma. Cosa accadrà a quel palazzo se l’Accademia dell’Immagine chiuderà: se lo riprenderà la Regione? E i 6 milioni stanziati dal Cipe: chi li userà e per cosa? Detto questo torniamo al problema principale. Alla Cgil fu comunicato dai soci dell’Accademia (Regione, Comune e Provincia dell’Aquila) che la nomina del commissario, l’avvocato Luca Bruno, doveva servire a salvare l’Accademia, spero non a chiuderla. Dunque chi è stato inadempiente non può dare patenti di affidabilità, chi ha contribuito a peggiorare una situazione difficile non può diventare il moralizzatore, chi ha omesso di versare i contributi dovuti all’Accademia non può far finta di nulla. Da parte mia ricordo che tante volte ci siamo occupati di questi fatti, abbiamo incontrato i soci dell’Accademia, abbiamo firmato lettere e accordi. Come quello datato 29 luglio 2011 per esempio, con il quale l’assessore alla cultura De Fanis impegnava la Regione (che nel frattempo non versava i contributi) a condividere l’obiettivo di ‘salvaguardare, oltre al patrimonio culturale, formativo e professionale dell’Accademia’, anche ‘i livelli occupazionali esistenti, anche in previsione della prossima apertura in città di una nuova sede dell’Istituto sperimentale di cinematografia…’. Nell’accordo del luglio 2011 si stabilì inoltre che le istituzioni socie dell’Accademia, davano mandato all’amministratore unico di allora di risanare l’ente, anche utilizzando il patrimonio immobiliare, e di predisporre un piano industriale di rilancio. Due anni dopo accade l’incredibile: oggi Chiodi afferma che l’Accademia ha troppo personale, fra l’altro assunto in maniera clientelare, mentre ieri il suo assessore De Fanis firmava un accordo per salvare gli stessi lavoratori; ieri dava incarico di risanare l’Accademia mentre oggi vuole chiudere l’ente; ieri il suo assessore firmava un accordo teso ‘a garantire la ripresa delle attività e la salvaguardia occupazionale di tutti i dipendenti’, mentre oggi dice che dopo il terremoto l’Accademia è rimasta inattiva facendo finta di dimenticare che invece l’Accademia ha continuato a lavorare, anche con l’aiuto di artisti e istituzioni nazionali e internazionali. Ricordato ai politici che ‘con la cultura si mangia’ e si crea lavoro, e che l’Accademia dell’Immagine ha saputo creare bravi professionisti (uno è stato appena premiato con il David di Donatello) sotto la guida di illustri maestri (Rosi, un docente, ha vinto l’ultimo festival di Venezia), crediamo sia arrivato il momento di trovare una soluzione. Che per quanto ci riguarda sta nel recuperare l’immobile dell’Accademia per ricollocarvi gli enti culturali e le persone che ci lavoravano. Nell’edificio a Collemaggio potrebbero trovare ospitalità una serie di istituzioni culturali, comprese l’Accademia dell’Immagine e il Centro sperimentale di cinematografia. Anche da come si comporterà in questa vicenda potremo capire come il presidente Chiodi intende aiutare il progetto L’Aquila capitale della cultura 2019”.