Chieti, caso D’Agostino: l’opposizione chiede le dimissioni di Di Primio

opposizione_comune_chieti__-_febo_di_iorio_iacobitti_giardinelliChieti. All’indomani dell’arresto dell’assessore comunale di Chieti, Ivo D’Agostino, i gruppi di opposizione chiedono le dimissioni del sindaco del capoluogo teatino, Umberto Di Primio.

“Noi del Pd – ha sottolineato il segretario cittadino del Partito Democratico, nonché consigliere comunale, Enrico Iacobitti – riteniamo che della questione della responsabilità penale dell’assessore D’Agostino se ne debba occupare un giusto processo, vedremo cosa accadrà nelle prossime settimane. Sotto il profilo politico vogliamo sapere una cosa dal sindaco Di Primio: se era al corrente di ciò cha accadeva negli uffici comunali. Se il sindaco Umberto Di Primio dovesse rispondere ‘no’ credo che si tratti di una profonda inettitudine per quanto riguarda la funzione di controllo politico, se risponde ‘si’ dovrebbe rispondere di colpe gravi. Questa vicenda apre alla città sulla gestione morale dell’amministrazione di Chieti. Questo penso che sia un monito per noi tutti per iniziare un percorso anche di natura culturale. Questo è un quadro difficoltoso anche perché in questi anni i consiglieri di maggioranza con le loro assenze hanno causato in molte circostanze la mancanza del numero legale in Consiglio”.
“La magistrature farà il proprio corso – ha rimarcato il capogruppo del Pd in Consiglio Comunale, Alessio Di Iorio – quello che mi preme sottolineare e che i cittadini, con la loro forza e volontà, riescono a portare avanti il loro modo di pensare e di fare. Quello che è accaduto ieri è un fatto increscioso, amorale, Chieti deve reagire e deve avere una riscossa morale. I cittadini di Chieti sono brave persone e non meritano questi amministratori. Chiediamo le dimissioni del sindaco, dobbiamo essere precisi, puntuali e corretti. Non paragoniamo l’ex amministrazione a quella di oggi, ma l’ex amministrazione denunciava quello che accadeva. Noi, in quanto persone serie, non ci meritiamo questi amministratori”.
“La maggioranza ormai non esiste più – ha affermato il capogruppo di Chieti per Chieti, Luigi Febo – stamattina è caduta anche la conferenza dei capigruppo per carenza di numero legale come già accade in Consiglio da tempo. Questa amministrazione è ferma ormai da tempo, ormai siamo arrivati al paradosso perché non si riescono nemmeno a coordinare i lavori del Consiglio”.
“Credo in una responsabilità politica del sindaco – ha detto Alessandro Giardinelli, consigliere di Scelta Civica – è tutto il sistema marcio, ne è testimonianza il fatto che dopo aver depositato delle interrogazioni sul Villaggio Polis domenica, uscendo di casa, ho trovato sullo sportello della mia automobile una busta con dentro un topo morto, si è trattato di una minaccia palese. Se si è arrivati a questo tipo di minacce vuol dire che mi si voleva intimidire perché avevo toccato un nervo scoperto. Io non mi intimidisco perché faccio politica per servizio d è per questo motivo che ho cambiato partito. I consiglieri di maggioranza hanno fatto ostruzionismo nei miei confronti perché non vogliono che si faccia il Consiglio straordinario per toccare il tema dell’arresto dell’assessore D’Agostino. Esorto tutti a non avere paura perché è non avendo paura che si potrà dare una rivalutazione morale a questa città”.
“Voglio ringraziare le forze dell’ordine – ha commentato Filippo Di Giovanni – perché con il loro coraggio hanno posto fine ad una situazione che aveva dello squallido. Non dobbiamo dimenticare le vittime, le donne, che sono segnate da questi comportamenti. Da un lato mi appoggio alla proposta di dimissioni del sindaco, dall’altro lato, nel momento in cui dovesse rimanere, chiedo di fare chiarezza. Chiedo di stare vicino alle vittime e di farle stare in un sistema che le aiuta”.
Il commento di Giampiero Riccardo, presidente dell’associazione ‘Zapping’: “Il silenzio tombale col quale l’intera maggioranza in consiglio comunale ha reagito all’arresto dell’ex assessore Ivo D’Agostino è, per usare un eufemismo, abbastanza ambiguo. Rispetto alle accuse di violenza sessuale aggravata e concussione, ci si saremmo aspettati un moto di indignazione collettivo, invece nulla. Nessuna reazione, a parte la ridicola presa di distanza del sindaco Di Primio, che riduce il tutto a ‘caso personale’. Le stanze del Comune adibite a privé e un assessore accusato di abusi e violenze nell’esercizio della sua funzione pubblica, possono davvero definirsi ‘caso personale’? Questo è un insulto alle istituzioni e all’intelligenza dei cittadini! Mi sembra che la vicenda sia stata accolta da un garantismo diffuso e sconcertante, che fatico a comprendere; sopratutto pensando alle parole pronunciate da Paolo Borsellino in uno dei suoi ultimi discorsi in vita, a Bassano del Grappa: ‘Il sospetto dovrebbe, quantomeno, indurre, soprattutto i partiti politici, a fare grossa pulizia, a non soltanto essere onesti, ma apparire onesti, facendo pulizia al loro interno di tutti coloro che sono raggiunti comunque da episodi o da fatti inquietanti, anche se non costituenti reati’, disse. Ciò vuol dire che il piano giudiziario e quello politico non vanno mai sovrapposti è che ci sono responsabilità da assumersi e colpe da riscattare, a prescindere dalle eventuali sentenze della Magistratura. Qualcuno dirà che il Sindaco Di Primio, più che avocare a se le deleghe non poteva fare. Io invece penso che si sia trattato di un atto tardivo, perché egli in teoria dovrebbe vigilare su tutto ciò che accade all’interno dell’ente che è chiamato a dirigere. Se sapeva e ha taciuto è una colpa gravissima. Se non sapeva, data la gravità del caso è comunque una colpa. Questa complicità ostinata e indulgente mi fa sospettare che molto ci sia da nascondere e da proteggere”.
Così il Movimento Arancione – Officina di Chieti, tramite il referente provinciale Tiziano Viani ed il referente cittadino Enrico Raimondi: “I fatti che hanno portato all’arresto dell’assessore Ivo D’Agostino, componente Udc nella giunta di centrodestra che amministra il Comune di Chieti, sono di gravità tale che, a prescindere dagli esiti giudiziari, impongono una seria riflessione sulle qualità morali di chi assume incarichi di governo. L’assessore D’Agostino avrà la possibilità di difendersi in giudizio ed a lui va il nostro augurio di poter dimostrare la propria estraneità ai fatti che gli sono stati contestati, così come descritti da un comunicato stampa della Questura di Chieti. Ciò non toglie che quanto accaduto getta discredito sulle istituzioni e fa sorgere il dubbio che, dopo tanti anni, la nostra città sia tornata ad essere governata da chi utilizza la funzione di amministratore pubblico per perseguire vantaggi privati e, fatto nuovo, per indurre a prestazioni sessuali. Chieti, invece, ha bisogno di una classe dirigente che non ‘sfrutti’ la propria posizione per coltivare interessi privati, ma che sia in grado di garantire onestà e competenza per impedire che la nostra città continui a perdere progressivamente il suo ruolo nella nostra Regione. Per tale motivo, il Movimento Arancione di Chieti invita le forze progressiste della nostra città ad avviare, insieme, una riflessione su come superare l’esperienza del centrodestra chietino che, fino ad ora, non ha raggiunto alcuno dei risultati amministrativi promessi nella campagna elettorale del 2010, ma ha soltanto contribuito a ledere l’immagine di una città che certamente non merita di essere percepita come una piccola repubblica della Banane”.
Il commento di Jessica Verzulli, coordinatrice provinciale di Giovane Italia Chieti: “La vicenda che ha visto protagonista l’assessore Ivo D’Agostino è molto grave. Ci auguriamo che in adeguata sede egli possa dimostrare la sua estraneità ai fatti, perché siamo convinti che il garantismo non sia una scusa dietro la quale ci si cela per non addebitare le dovute responsabilità, ma un diritto degno di una società civile come la nostra. Detto questo, i reati imputati a D’Agostino sono estremamente gravi, e forte quanto ovvia pare qualsiasi condanna. Non bisogna tuttavia commettere l’errore di strumentalizzare un fatto così grave, qualora accertato, per ragioni politiche. Questo sarebbe grave ed umiliante quasi quanto il reato stesso. Vittime di questo triste accaduto sarebbero donne vittime di una violenza psicologica fortissima, legata ad un uso distorto, e quanto mai immorale, della propria carica amministrativa. Sono innanzitutto loro, in questo momento, a dover essere tutelate e rispettate. Oggi Chieti è balzata alle cronache nazionali per questa vicenda, che certamente non ci fa onore. La politica, così come l’attività amministrativa, dovrebbero essere a servizio del popolo, mai di sé stessi. Auspichiamo quindi che l’assessore D’Agostino possa discolparsi da quanto attribuitogli, ma se così non dovesse essere, non ci tireremmo di certo indietro, nell’esprimere una forte e ferma condanna”.

Francesco Rapino


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