Chieti. Il capogruppo dell’Udc in Consiglio Comunale a Chieti, Alessandro Giardinelli, ha siegato i motivi per i quali non andrà alla riunione della maggioranza dell’8 e 9 giugno prossimi.
“Alcune riflessioni che esaminano diversi aspetti – ha detto Giardinelli – un incontro che ha il compito di generare un programma di fine legislatura deve essere un incontro in cui si opera una sintesi di idee. Per questo sarebbe stato opportuno che il sindaco e la giunta avessero consegnato le loro proposte ai consiglieri di maggioranza in tempo utile prima dell’incontro (ad oggi non è arrivato nessun programma) dando a questi il tempo e l’opportunità di leggerli, studiarli ed eventualmente portare ad esse correzioni al fine di migliorarle e nello stesso invitare i consiglieri a porre le loro proposte mettendole al vaglio di tutti gli altri. La necessità di un Conclave nasconde insita in essa il fatto concreto che in questi tre anni l’amministrazione non è riuscita a svolgere il programma desiderato e proposto in campagna elettorale, in pratica un’ammissione di colpa. Questo naturalmente non rappresenta solo una reale certezza, ma rappresenta anche la viva percezione che hanno i nostri concittadini di ciò che l’amministrazione non è stata capace di fare, e che effettivamente si base sulla costatazione che gli stessi non hanno visto in città il cambiamento auspicato. Certo tale circostanza è stata generata da una situazione amministrativa e politica in cui la nostra amministrazione ha dovuto operare, come una situazione economica nazionale che ha comportato una importante diminuzione dei fondi governativi a vantaggio dei comuni, compensati solo in parte dall’istituzione dell’Imu, come una situazione economico-commerciale grave con aumento ingravescente della disoccupazione ed dell’impoverimento dei nostri concittadini. Ma tutto ciò non può essere la sola giustificazione di un insucesso. Se si fosse voluto dare veramente un nuovo slancio all’operatività del Governo della città, oltre alla presa d’atto di tali fatti giustificativi, sarebbe stato necessario attraversare le ‘forche caudine’ di una domanda e di una risposta che aleggia nella nostra amministrazione, ma che si ha l’impressione non si voglia affrontare: sarebbe stato opportuno chiedersi se i componenti della giunta e gli altri uomini nominati nelle aziende municipalizzate ad inizio legislatura, o ancor di più se il sistema amministrativo-politico che gli stessi uomini hanno creato ed accettato dal sindaco, condotto e vissuto, siano stati scevri di responsabilità dell’insuccesso constatato. Questa domanda sarebbe dovuta emergere in una discussione critica, come è giusto fare nella normalità democratica di un gruppo, che si riunisce per porre le basi di condivisione per un cammino comune di altri due anni. Ma queste considerazioni saranno disatttese, e l’incontro si identificherà in una semplice ratificazione di un programma fintamente condiviso ed estraneo alla maggioranza dei consiglieri, perché partorito solo da una parte dell’amministrazione (il sindaco e gli assessori), ed in una succube accettazione di un programma di fine legislatura che non nasce da un confronto e da una sintesi, ma dalla partecipazione alla solita conferenza di illustrazione di un futuribile programma, che peraltro è già stato anticipato la scorsa settimana dai giornali locali; di conseguenza il successivo incontro pubblico del 9 giugno, non sarà più animato dal desiderio di partecipare alla città ciò che si vuole fare per essa, ma sarà lo spot elettorale di coloro che vogliono mostrare ai cittadini la bugia dell’unità di una maggioranza inconsapevole della programmazione e l’inizio della campagna elettorale per il sindaco Di Primio. Al contrario io credo che se vogliamo proporre una politica nuova e diversa da tutte le politiche del passato, tanto giustamente criticate dal popolo, sia necessario ancora adoperarsi nel tempo del “fare” e non in quello delle solite promesse elettorali”.