Così in una nota il capogruppo del Pd in Consiglio Provinciale a Chieti, Camillo D’Amico, che aggiunge: “C’è voluta una decisa ‘strigliata’ da parte dell’assessore regionale alla caccia, Mauro Febbo, perché il consigliere provinciale allo scopo delegato, Giovanni Staniscia, prendesse l’iniziativa che, da sempre, la vigente legge regionale vigente (L.R. 10/2004) consente alle province di cacciare anche fuori dal periodo consentito per il tramite dei ‘selecontrollori’ e quando sussistono particolari condizioni che esigono interventi urgenti e radicali. In situazioni particolari, inoltre, è consentita anche la caccia in aree vietate, come le riserve ed i parchi regionali, purchè questo avvenga con il consenso dei Sindaco del luogo che dovrà emettere apposita ordinanza. La bontà di queste iniziative sta anche nel fatto che, tutti i capi abbattuti, dovranno avere obbligatoriamente il controllo sanitario prima di essere consumati nell’alimentazione umana. Nelle more dell’attesa di una più generale e strutturale regolamentazione della caccia agli ungulati, la notizia, ci soddisfa parecchio però lamentiamo e denunciamo il troppo tempo trascorso dal blocco del regolamento da noi prodotto nella precedente legislatura ed il nulla fatto sinora da quest’amministrazione. Troppo alto il prezzo pagato dai cittadini e dal territorio per un dazio elettorale che, il centrodestra, doveva al mondo venatorio. Questo, nel frattempo, ha fatto sì che una passione, la caccia, ha sovrastato per interessi sia un mestiere, nel caso gli agricoltori, che la sicurezza di tutti nel transito lunghe le strade. Ora speriamo si cambi strada e regìa. Utile sarebbe che il presidente Enrico Di Giuseppantonio prenda atto di quanto danno abbia prodotto alla sua amministrazione l’interessato immobilismo ha prodotto il consigliere delegato alla caccia e decida di conseguenza”.