Chieti. “E’ necessario un ‘patto d’onore’ tra le forze politiche cittadine che sancisca in maniera chiara e netta come i consiglieri comunali con due o più mandati alle spalle non debbano essere più ricandidati”. E’ la proposta del segretario politico di Giustizia Sociale, Bruno Di Paolo.
“In una fase storica di incertezza economica e politica – aggiunge Di Paolo – con conseguenti tensioni sociali come quella che viviamo, in cui si sente quotidianamente parlare di possibili cambiamenti che puntualmente non avvengono, per i partiti sorge la necessità di dare segnali che non rivestano solo carattere simbolico ma che abbiano un riscontro sostanziale. E’ arrivata l’ora di passare alle vie di fatto. Basta con i soliti slogan del tipo: ‘largo ai giovani’, ‘cambiamo la classe dirigente’, ‘ascoltiamo la voce della base’ ecc. ecc., di cui i vecchi politici si riempiono quotidianamente la bocca per buttare fumo agli occhi ai cittadini, sempre più inviperiti e sempre più… presi in giro. Tanto, poi, sistematicamente non succede nulla di nulla e i politicanti di professione sono sempre lì incollati alla loro poltrona anno,dopo anno e dopo anno ancora. Come ieri, come oggi e probabilmente come domani. Allora, non è più tempo di giocare con le frasi ad effetto. Bisogna agire. Iniziando magari con il ‘rottamare’ i politici di professione, quelli, per intenderci, che da oltre un decennio (alcuni addirittura da un ventennio) aprono mensilmente il cassetto del comune di Chieti per incassare l’assegno da consigliere comunale. E’ innegabile il fatto che la politica, così come conosciuta in questi ultimi venti anni, sia ormai percepita negativamente dai cittadini che le imputano la maggiore responsabilità per la situazione di crisi che stiamo vivendo a causa di una pratica diffusa quale il curare solo i propri interessi e non già quelli della collettività. La mia proposta di ridurre le indennità di consiglieri comunali e assessori (che il sottoscritto dimezzò spontaneamente) cadde nel vuoto, suscitando, al contrario la forte reazione della casta avverso la mia decisione. A distanza di tempo, leggo nel mutato clima politico istituzionale venuto a determinarsi, che questo sia il momento opportuno per una ulteriore forte sterzata anche sotto un altro aspetto: quello della fissazione del numero massimo di mandati da consigliere comunale. Tutti si affannano a parlare di novità, di cambiamenti, di svecchiare la politica, ma poi vediamo che sugli scranni di Palazzo d’Achille siedono ormai da troppo tempo i soliti noti. Addirittura in questa consiliatura ne sono ben 31 i personaggi che hanno più di un lustro di attività amministrativa comunale alle spalle e per i quali il ‘consigliere comunale’ è divenuta una vera e propria attività lavorativa. Persone sulla cui statura istituzionale non starò qui a discutere, ma sulla cui capacità di avere ancora qualcosa da dare alla città dopo tanti anni, è forse lecito nutrire qualche dubbio. Anche perché è di tutta evidenza che dopo tanti anni passati su una poltrona è alto il rischio di essere vittime dell’effetto ‘rendita da posizione’ diventando abitudinari del potere generando indolenza ma, soprattutto, incapacità di fornire contributi validi all’amministrazione cittadina. Non è più tollerabile che vi possa essere chi vive grazie agli emolumenti previsti dal regolamento comunale per gli amministratori. Giustizia Sociale propone dunque che non si possa sedere in consiglio per più di due mandati: dieci anni sono più che sufficienti ad agire in difesa della propria città e a lasciare un’impronta del proprio lavoro e della propria validità di amministratore. Dieci anni, dopodichè arriva il momento dei bilanci da lasciare alla storia. E’ inaccettabile che talvolta si abbia una sorta di perpetuazione del proprio incarico politico, dando vita ad una fenice che risorge ogni volta, forte della propria posizione dominante acquisita nel tempo. Posizione che inevitabilmente tarpa le ali a chi invece tenta di avvicinarsi alla politica per la prima volta, in modo particolare ai tanti giovani che hanno idee nuove da portare come contributo alla causa del buon funzionamento della macchina amministrativa. E sono in tanti. Basti pensare ai 130 ragazzi iscritti al corso organizzato da Giustizia Sociale per ‘futuri politici e amministratori pubblici’ che si sta svolgendo proprio in questi giorni. Spero – conclude Di Paolo – che i gli altri partiti sappiano cogliere il senso positivo della mia proposta di due mandati e poi ‘tutti a casa’ e che antepongano, una volta tanto, gli interessi della città e quelli dei cittadini con l’auspicato rinnovamento della classe dirigente, ad un gruzzoletto di voti in più che potrebbero arrivare (come sempre accade) candidando i soliti marpioni consiglieri comunali storici. Noi di Giustizia Sociale alle prossime comunali sicuramente lo faremo”.