“Bombacci – ricorda Nico Barone, responsabile cittadino di Cpi – è tra i maggiori esponenti di quel fascismo di sinistra su cui determinati settori culturali del Paese sono in ritardo rispetto alle conquiste della storiografia. Nel 1921, dopo essere stato fisicamente al fianco di Lenin nella rivoluzione russa, fu tra i fondatori del Partito comunista d’Italia, dal quale però venne espulso nel 1927 per non aver rispettato la linea di assoluta e preconcetta ostilità nei confronti del fascismo decisa dal Partito. Sostenitore delle politiche sociali fasciste – prosegue Barone – appoggiò le imprese del regime dalle colonne della propria rivista ‘La Verità’, diffusa in Italia a partire dal 1936. Animò il programma sociale del Manifesto di Verona nell’ Rsi, finendo per essere fucilato dai partigiani a Dongo, insieme a Mussolini, gridando in punto di morte: Viva l’Italia, viva il socialismo. In Bombacci – conclude Barone – onoriamo la figura di un italiano che per amore della propria nazione seppe andare al di là degli steccati ideologici, giungendo a pagare con la vita questo suo cristallino e coerente impegno”.