Lo dice in una nota il capogruppo del Pd in Consiglio Provinciale a Chieti, Camill0 D’Amico, che aggiunge: “Non c’è traccia di una iniziativa, non abbiamo notizia certa di quali attività sono in itinere o allo studio per porre un rimedio che risulti deciso ed incisivo. Qui non si tratta di eradicare una specie selvatica ma di organizzare al meglio una caccia continua e di selezione che aiuti a contenerne il numero riportandolo a livelli accettabili e fisiologici, di controllare la caccia di frodo sempre florida ed in continua ascesa, di porre in essere un certosino controllo sanitario dei capi abbattuti e resi commestibili presso i locali pubblici oltre che evitare facili contagi di malattie infettive dovute alla grande promiscuità. Per fare questo altrove si è ricorsi ad appositi regolamenti che hanno legato le squadre di cinghialai, appositamente censiti e registrati, al territorio allo scopo di poterlo monitorare durante tutto l’anno solare e non durante la sola stagione venatoria. In provincia di Chieti ci provammo ma, gli interessi politici di una parte convergenti con quelli forti dei cacciatori, annullarono lo sforzo. Da allora niente più. Per questa ragione abbiamo riproposto all’attenzione della commissione consiliare agricoltura e di tutta l’amministrazione il regolamento approvato dal centrosinistra nel 2009 e subito bloccato nella sua attuazione dal centrodestra. Nei prossimi giorni – conclude D’Amico – è in calendario la prima riunione dove speriamo trovare una disponibilità al dialogo degli attuali governanti. La gente è stanca di aspettare e gli agricoltori esasperati dei danni loro arrecati che nessuno ripaga adeguatamente”.