Un malumore che è sfociato in una risoluzione per lo scioglimento dell’Unione, la prima verbalizzata il 26 febbraio in occasione dell’Ufficio di presidenza di Vacri, e poi confermata nell’incontro del 7 marzo a Casacanditella.
La risoluzione sarà dibattuta nella riunione del Consiglio dell’Unione convocato per il 25 marzo prossimo.
“Quella dei sindaci è una decisione che faccio fatica ad accettare, e sicuramente non posso assolutamente condividere” dice Giammarino. “Ho accettato l’incarico di Presidente ad ottobre, anche se non faceva parte delle mie aspirazioni, esclusivamente per scongiurare una possibile fine del progetto dell’Unione e trovare una soluzione “comune” alle problematiche che interessano i nostri territori. Rimango fortemente convinto, infatti, che il futuro dei nostri Enti è nell’Unione, che come ho più volte detto andrebbe integrata con l’ingresso di altri Comuni, per far sì che un territorio possa sempre contare ed essere maggiormente rappresentativo. Due, tre Comuni, anche se superano i cinquemila abitanti, sono sempre entità minime, che sicuramente non possono rappresentare un territorio e fare sistema, soprattutto oggi che è sempre maggiormente sentita l’esigenza di una completa riscrittura del quadro delle autonomie locali”.
A sostegno della sua tesi Luciano Giammarino cita casi di realtà come l’Unione Reno-Galliera della provincia di Bologna in cui otto comuni, con un totale di settantamila abitanti, hanno affidato all’Unione i servizi di Polizia Municipale, Protezione Civile, Servizi alle imprese, Servizi informatici, Gestione del personale, Pianificazione territoriale e urbanistica. In Abruzzo cita l’Unione dei Comuni Citta’ delle Frentania e Costa dei Trabocchi, formata da 12 Comuni, che riescono ad ottenere più attenzione, non solo grazie al maggiore peso politico ma anche al maggior numero di stimoli che arrivano dal territorio.
“Fare sistema, sopratutto tra piccoli comuni risulta oggi una prerogativa sempre più importante” aggiunge Giammarino “sia per intercettare possibili finanziamenti sia per promuovere in maniera condivisa e compatta l’unica grande risorsa che abbiamo a disposizione, il nostro territorio, che fornito di un unico regolamento sarebbe inteso come serbatoio di valori paesistici e naturalistici, qualificati da un punto di vista culturale, abitativo e turistico-produttivo-enogastronomico, valori che costituiscono il presupposto-base di benessere per i cittadini e potrebbe garantire occupazione attraverso l’avvio di un nuovo flusso di “emigrazione di ritorno”.
Per Luciano Giammarino non sono più ammissibili certi campanilismi così come un vecchio modo di fare politica che guarda solo al proprio orticello, mentre diventa fondamentale mettere in rete idee e progetti per poter crescere insieme.
“Date le mie convinzioni sulla bontà del progetto Unione e non volendo pensare che per anni si è solo perso tempo, non ho la forza di portare l’Unione dei Comuni delle Colline Teatine al termine per esserne solo il liquidatore” conclude “Per questo lo scorso 27 febbraio ho rassegnato le mie dimissioni irrevocabili da presidente. Mi auguro che il Consiglio dell’Unione e i rispettivi Consigli comunali siano più costruttivi dei loro sindaci”.