Chieti, Di Primio sul Parco Fluviale

chietiChieti. “L’inchiesta mediatica del “Censorino Teatino” con dossier – video sullo scempio del Parco “Fluviale” del Centro Commerciale Megalò di Chieti (l’opera di interesse pubblico legata all’apertura stessa dell’area commerciale nella vallata del Pescara), che non è mai stato aperto al pubblico e che attualmente è un’area inquinata, trasformata in  discarica abusiva a cielo aperto con rifiuti abbandonati di ogni genere e tipo, ha destato l’attenzione dell’opinione pubblica e lo sdegno della cittadinanza che ora chiede a gran voce delucidazione sull’attuale stato dei fatti alle istituzioni”.

Lo dice in una nota lo storico e politologo teatino Cristiano Vignali che aggiunge: “Così, sull’onda del rumore mediatico provocata dalla nostra inchiesta, noi ragazzi del Circolo Culturale ‘Marco Porcio Catone il Censore’ abbiamo ascoltato il sindaco di Chieti, l’avvocato Umberto Di Primio, per chiedergli spiegazioni sul perché l’area versa in quello stato di abbandono e sul perché non è stata ancora presa in gestione dal Comune di Chieti. Il sindaco ci spiega che l’area è attualmente gestita da una società privata la ‘Sirecc Srl’ che ne è responsabile della manutenzione  e della custodia. Pertanto, finché l’area non verrà bonificata e messa a norma  dalla suddetta società, il Comune non acquisirà l’area con le relative infrastrutture viarie del intero Prusst, oggetto dell’intervento, anche per evitare all’ente di sperperare denaro pubblico per delle opere che spettano a terzi. Fatto sta che il Parco è comunque un parco pubblico, che il Comune aveva firmato un  contratto per la destinazione dell’area e che sulla vicenda le promesse sono state sempre tantissime, ma purtroppo mai mantenute. La Sirecc Srl, già nell’ottobre del 2005 aveva presentato al Comune di Chieti ‘Denuncia di Inizio Attività’ (Dia) per comunicare che avrebbe completato i lavori (già iniziati nel giugno 2005) relativi al Parco Fluviale, adeguando gli stessi alle richieste venute dal Genio Civile. Gennaio 2006 era la data prevista per la riconsegna dell’opera, che evidentemente non è stata rispettata. Pertanto – conclude Vignali – appare doveroso chiederci, passati ormai tanti anni dalla data in cui bisognava inaugurare l’opera. Non sarebbe forse il caso che le competenti autorità amministrative si muovessero per sollecitare l’adempimento della bonifica dell’area per renderla fruibile alla cittadinanza?  A questo punto non sarebbe forse anche il caso che le competenti autorità giudiziarie si muovessero per accertare le responsabilità dei ritardi e dell’inquinamento dell’area?”.

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