Chieti. “Dieci anni sono tanti, eppure Donato ci manca. Ci manca davvero perché lui c’era sempre, era sempre il primo. Ricordo quel 25 gennaio 2003 come uno dei giorni più tristi per la nostra terra: perdemmo un uomo giusto, un uomo che considerava il suo impegno amministrativo una missione e che non perdeva occasione per dare una mano”.
Così il presidente della Provincia di Chieti, Enrico Di Giuseppantonio ricorda Donato Iezzi, il sindaco di Torino di Sanro scomparso dieci anni fa.
“Quel giorno – prosegue Di Giuseppantonio – invece di starsene immobile andò sul posto, a constatare con i suoi occhi le conseguenze dell’alluvione in corso, facendo fino in fondo il suo dovere, in maniera esemplare: doveva vedere, doveva capire. E invece a 34 anni ci ha lasciati, increduli e incapaci di arrenderci al fatto di averlo perso per sempre. Pochi hanno creduto come lui in quello che faceva: era questo il piacere di collaborare con lui. Li ricordo come momenti felici quelli trascorsi insieme quando eravamo entrambi sindaci, io di Fossacesia, lui di Torino di Sangro: c’era condivisione e collaborazione in tutto, lui amava collaborare. Non era un ostacolo l’appartenenza a differenti aree politiche: tra di noi c’era una sorta di patto di fratellanza, il nostro era un fronte comune che aveva l’unico scopo di portare avanti insieme battaglie a tutela delle nostre ‘terre gemelle’, come quella per l’arretramento della ferrovia adriatica riconvertendo la tratta in pista ciclabile. Pensare che siamo sulla strada giusta anche grazie alle iniziative intraprese insieme mi lascia un profondo rammarico perché avrei voluto Donato al nostro fianco adesso, lo meritava. Donato non si è mai sentito un’autorità, ha fatto tutto quello che doveva e poteva per la gente e tra la gente, con un amore spassionato per la sua terra che ha cercato di difendere e proteggere come ha potuto. Lo ricorderemo per la sua profonda umanità, per la sua disponibilità disinteressata. Impegniamoci tutti, noi amministratori in primis, a non dimenticare il suo sacrificio per la sua gente, la testimonianza ultima del senso civico di Donato e del suo rispetto verso le istituzioni. Ma facciamolo senza retorica: lui non l’avrebbe accettata”.