Francavilla, porto: polemica tra Di Nicola e Angelucci

francavilla_portoFrancavilla al Mare. Lo scorso 20 ottobre, l’ex sindaco di Francavilla al Mare ed attuale consigliere di opposizione, Roberto Angelucci, aveva inscenato un sit in per fare il punto sulla delicata situazione del porto in corso d’opera, i cui lavori sono fermi da anni, per sollecitare il completamento dei lavori e per fare chiarezza sugli ultimi sviluppi.

Erano presenti al sit in l’attuale sindaco, Antonio Luciani, le associazioni locali ed alcuni cittadini. Angelucci che voleva fare chiarezza soprattutto dopo le dichiarazioni dell’ex procuratore Enrico Di Nicola, cittadino onorario del centro adriatico, nonché consulente di Di Quinzio nel periodo della sua carica da sindaco, che, in una trasmissione televisiva su un canale nazionale, ha criticato l’opera incompiuta, queste critiche secondo Roberto Angelucci hanno leso l’immagine della città. L’ex sindaco ha inoltre precisato che con l’opera aveva lo scopo di riqualificare la zona Alento e dare un porto a Francavilla. Inoltre il consigliere di opposizione si è detto soddisfatto perché il sindaco Luciani gli ha assicurato che è favorevole al proseguimento dei lavori, seppur questi ultimi richiedono tempi molto lunghi, e si è preso l’impegno di far ripulire l’area per la prossima estate. Nell’ultimo Consiglio Comunale dello scorso 30 ottobre, Angelucci aveva chiesto la revoca della cittadinanza onoraria a Di Nicola.
Questo è quello che ha scritto successivamente Enrico Di Nicola in una lettera: “Di fronte a tale situazione, pur non ritenendo che l’ex sindaco Angelucci, nel parlare di ‘molte menzogne messe in giro’ e delle ‘troppe bugie sul porto’, di cui al titolo, si sia riferito a me ed a quello che avrei detto nel corso della trasmissione, o comunque in altre sedi, perché altrimenti presenterei querela, non posso fare a meno di reagire, quanto meno a livello di comunicazione. Infatti, accusarmi esplicitamente di aver ‘parlato in modo negativo dell’incompiuta del porto di Francavilla, non giocando certo a favore dell’immagine dell’intera città’ specie tenendo conto che ciò è avvenuto in sede di incontro pubblico, appositamente convocato dopo il servizio televisivo è giuridicamente legittimo trattandosi di valutazione personale, ma è un evento che non posso assolutamente accettare in silenzio per i seguenti motivi: perché contrario alla verità avendo io agito in relazione ai fatti in questione, non solo come cittadino italiano che ha sempre applicato ed applica ed ha sempre preteso e pretende che sia e fosse applicato l’articolo 54 della Costituzione italiana, ma anche, in particolare, come cittadino onorario di Francavilla Al Mare il quale ama questa città ed i suoi cittadini che sono ben consapevoli di questo dimostrandomi sempre affettuosa stima e sincero rispetto; perché ogni mia attività concernente ‘l’Approdo di piccola pesca e turistico alla foce del fiume Alento’, di cui si tratta, iniziata soltanto dopo il sequestro preventivo del cantiere ordinato il 20 ottobre 2009 dal GIP del Tribunale di Chieti per fatti del 2008, è stata svolta esclusivamente in sede istituzionale, avendo ricevuto, nella mia qualità di consulente per le istituzioni e la legalità del Comune di Francavilla (nomina avvenuta nell’estate 2009) incarico dal Comune, in persona dell’allora sindaco Nicolino Di Quinzio, di esprimere in merito pareri; perché tali pareri li ho espressi sulla base di documenti che ho potuto visionare, nella loro interezza, soltanto il 19 ottobre 2010 (un anno dopo il sequestro preventivo) data in cui, in seguito a mio parere conclusivo, corredato di ricca documentazione, il sindaco Di Quinzio presentava, alla Procura della Repubblica di Chieti, nell’ambito del procedimento che aveva originato il sequestro del cantiere, avente per oggetto soltanto una contravvenzione ambientale, un esposto denuncia contro ignoti (materialmente da me redatto quale consulente) nel quale, si sosteneva, tra l’altro, che, ‘dalla stessa imputazione (nella quale si fa riferimento all’Approdo come sito ricadente in Sito di interesse Nazionale’ (cosiddetto SIN) e, soprattutto, dalle osservazioni del GIP, contenute nella motivazione del provvedimento di sequestro, si evincono altri fatti che sembrano ipotizzare delitti in danno della pubblica amministrazione (nella specie Comune di Francavilla) gravemente danneggiata dalla accertata illegittimità dei procedimenti amministrativi che hanno determinato l’inizio, prima, e la sospensione, poi, dei lavori dell’Approdo. Fatti che, inoltre, avrebbero potuto comportare anche eventuali disastri colposi ove i piloni di cemento, oggi rimasti in bilico sulle basi esterne del cantiere, fossero stati interrati senza la doverosa preventiva bonifica richiesta dalla legge per i siti SIN adottando soltanto, come colposamente è avvenuto, l’ordinario procedimento di VIA: il che vale a spiegare anche la richiesta degli autonomi, approfonditi ed estesi accertamenti giudiziari, concernenti soprattutto, la salute pubblica, l’incolumità pubblica e la balneazione ‘di cui a precedenti note, sempre da me materialmente redatte quale consulente, del 24.11.2009 e del 9.12.2009; perché la conferma, quanto meno delle irregolarità amministrative di tutta la vicenda, con conseguenti danni subiti dalla città di Francavilla e dai suoi cittadini, emerge non soltanto dallo stato in cui versa il cantiere e la zona circostante dal 2009 ad oggi con previsioni future, a mio avviso, del tutto incerte e probabilmente negative per mancanza di finanziamenti a disposizione, ma anche e soprattutto, da tutte le denunzie pubbliche che in merito, sono state fatte, dall’inizio dell’approvazione dei progetti (a cominciare da quello per 20 milioni comportante il pericolo di vera e propria cementificazione della foce dell’Alento) e fino ad oggi, non soltanto da tutti gli ambientalisti, ma anche e soprattutto dagli organi di stampa nazionali e locali, perché, sarebbe stato logico e doveroso, all’incontro del 20 ottobre, organizzato per fare il punto della situazione, sapendo che sarebbe stato quanto meno criticato il mio televisivo, invitare a partecipare anche me (e certamente sarei intervenuto in democratico contradditorio con Roberto Angelucci con il quale, peraltro, ho sempre avuto cordiali rapporti) e, comunque, data anche la presenza dell’attuale sindaco, Nicolino Di Quinzio, suo predecessore nella carica, che mi ha fatto nominare consulente e cittadino onorario. Sono contento che il sindaco Luciani si sia impegnato a fare i passi necessari affinché per la prossima estate l’area venga ripulita. Non concordo, però sul fatto che i lavori siano proseguiti per realizzare quello che l’ex sindaco Angelucci definisce, eufemisticamente, ‘obiettivo di riqualificare l’intera zona dell’Alento’ ma che gli ambientalisti, specie considerando il progetto iniziale di opere per 20.000.000 di euro, vedono come un piano di ‘cementificazione’ di tutta la zona: pericolo, secondo me, assolutamente da evitare. Mi permetto, inoltre, di aggiungere che, per accelerare il ripristino della zona in tempi brevi e per evitare il pericolo che per anni possa permanere la situazione disastrosa di oggi, si potrebbe pensare a ripristinare la situazione precedente: potenziando l’attività del Circolo Nautico; consentendo un attraversamento dell’Alento in modo agevole e dignitoso con un ponticello, anche esteticamente valido e possibilmente rimuovibile nel periodo invernale; attrezzando adeguatamente la zona esclusivamente a fini turistico-ambientali (con rifermento solo a balneazione, piccola nautica, piccola pesca anche sportiva, ecc;); e, infine e soprattutto bonificando, attrezzando e rendendo vivibile ma senza ulteriori costruzioni) tutta la foce dell’Alento a partire almeno dalla zona antistante lo Stadio, vicino a giardini, campo da tennis. Per sgombrare l’area dalle strutture di cemento armato al fine di poter ripristinare e rimodellare lo status ‘quo ante’ a suo tempo, quale consulente, ho fatto presentare al sindaco Di Quinzio, da un esperto, una proposta e uno studio, già attuati con successo altrove, per l’utilizzazione dei massi di cemento caratterizzanti l’attuale cantiere e da rimuovere e ricollocare comunque perché pericolosi. I massi in questione, così come sono, per la forma e la tecnica costruttiva dei moduli sono, secondo gli esperti, perfettamente utilizzabili quali componenti per la realizzazione di parchi marini subacquei da dislocarsi nella fascia costiera con diverse possibilità di contemporaneo utilizzo: ad esempio area di ripopolamento ittico e richiamo turistico durante il periodo estivo per immersioni, gite per amatori, istituzione di scuole sub, ecc. Sono lieto che, all’ex sindaco Angelucci sia stata comunicata l’archiviazione dell’indagine in corso sulla regolarità dei lavori. Al riguardo nulla posso dire, sia perché, dopo la presentazione della denuncia redatta da me, non mi sono mai più interessato, per evidente correttezza ed opportunità,del procedimento penale; sia perché non ritengo, per esperienza, che la strada della causa penale, in caso di contravvenzioni come quella contestata e riguardante fatti di oltre quattro anni fa, possa portare benefici al Comune quale parte offesa; sia, infine, perché, in prospettiva, in questo caso, ciò che interessa a Francavilla e ai francavillesi è soprattutto che tutto l’ambiente sia bonificato nel modo migliore e che tutti gli enormi danni conseguenti alla vicenda in esame non ricadano sul Comune di Francavilla e sui suoi cittadini ma sui singoli soggetti responsabili degli atti illeciti, degli atti illegittimi o dei delitti da essi eventualmente compiuti per dolo o per colpa. Comunque, almeno allo stato della vicenda si può affermare con certezza che non è vero che sul porto siano state ‘messe in giro menzogne e bugie’ (non importa da chi) se si tratta di fatti corrispondenti a quelli sopra riferiti che costituiscono verità documentata. Enrico Di Nicola, se ha parlato in modo negativo, non del porto di Francavilla, ma delle illegittimità o irregolarità o errori e denunciando comportamenti, certamente colposi se non dolosi, che hanno determinato da anni una situazione riconosciuta da tutti estremamente dannosa per la città e per i cittadini di Francavilla, lo ha fatto non contro l’immagine dell’intera città e dei cittadini, ma per restituire, ad essi, in nome della verità, il decoro, la dignità, la considerazione ed il rispetto che meritano. Sperando che, in tal modo, sollecitando tutti, e soprattutto chi esplica funzioni pubbliche, a rispettare  i principi di legalità e responsabilità di cui all’articolo 54 della Costituzione, norma precettiva che tutti i cittadini dovrebbero leggere ed applicare”.
“Le cose le ho volute realizzare – ha detto l’ex sindaco, Roberto Angelucci – perché le ho inserite nei programmi delle elezioni che ho vinto (1998 e 2003). A Francavilla il porto manca dal Medioevo. Il desiderio di un porto nasce dalla necessità di un ingresso via mare e di un attracco per i pescatori. Io non concepisco un posto di mare senza un porto, un attracco. Noi, insieme a Rimini e Viareggio, siamo stati tra i primi a diventare azienda di soggiorno nel 1927. Altra cosa che avevo inserito nel programma era il risanamento dei fiumi che però è di competenza della Regione che agisce sui progetti delle Province. Da sottolineare è il valore del porto che avevo inserito nel programma: sono stato eletto ed ho ottenuto i soldi per il primo lotto (2,6) milioni. Il lavoro con la sabbia va fatto da sempre e ricopre tutto l’arco dell’anno. Per la sabbia abbiamo incaricato una ditta. Sul fiume, sul quale non potevo intervenire, venivano a scaricare di tutto dai paesi limitrofi, allora ho fatto delle denunce. Sono riuscito ad avere un finanziamento dall’ATO di 7 milioni di euro per un nuovo depuratore. A Francavilla non si inquinava, però subivamo tutti questi scarichi. Non potendo intervenire economicamente e con altri mezzi, allora ho partecipato ad un bando SIN (Sito di Interesse nazionale) per i fiumi che dovevano essere risanati. Nel bando sono stati accorpati due fiumi: Saline e Alento. L’ARTA si doveva occupare di questa situazione: da una parte lo ha fatto bene e dall’altra l’ARTA la situazione l’ha un po’ sottovalutata. A luglio 2008 è stata presentata, quando non ero più sindaco (il mio mandato era terminato il 29 aprile), è stata presentata una relazione. Fino alla fine del mio mandato non c’erano stati problemi. Il 3 maggio la Ditta De Cesaris ha iniziato a scavare, a fine maggio i lavori si sono dovuti fermare, poi l’ARTA ha presentato la relazione per i fiumi Alento e Saline. Nella parte finale c’era scritto che erano state trovate delle macerie. All’Alento era una cosa limitata, al Saline la situazione era disastrosa. Di quello che è stato trovato all’Alento l’ARTA non lo ha detto subito. Ad un certo punto si doveva trovare il modo per bloccare questi lavori. Il sindaco che aveva fatto questo progetto, non era più nella maggioranza, allora era stato detto che al porto c’era la diossina e che era stata prelevata la sabbia in un punto SIN dov’era inquinata, il punto inquinato era stato trovato nel febbraio 2008. Ma questo l’ARTA non lo aveva detto subito, ha fatto passare due estati. Quando abbiamo fatto spostare la sabbia (asciutta) lo abbiamo fatto sapere ai Carabinieri e alla Capitaneria di Porto. Queste cose non le hanno volute, hanno preso solo la parte finale della relazione. È stata fatta passare non solo l’estate 2008, ma anche l’estate 2009 e ad ottobre 2009 c’è stato il sequestro. C’è stato il sequestro perché il magistrato non è stato messo nelle condizioni di fare un’indagine seria. Dopo il sequestro hanno accelerato le indagini perché solo le indagini potevano mandarmi in galera e fermare i lavori del porto. Mi scandalizzo quando Di Nicola giudica l’ARTA di Chieti e Pescara mettendole in conflitto quando l’ARTA è unica. È stato bloccato il terzo depuratore e l’impresa se n’è andata. I lavori sono stati fermi per tre anni e si è dovuto rifare l’appalto. Si sono fermati i lavori per le indagini che hanno dato esito negativo. Solo in un punto sono stati trovati idrocarburi, nella zona della Sirena dove la sabbia del porto non era mai arrivata. Allora è stata dissequestrata la spiaggia ma non il porto. Di Nicola, consulente del sindaco, non aveva mai detto la verità, poteva dire che non gli piaceva il porto, era più onesto. Lui ha messo in discussione l’ARTA. Di Nicola e Di Quinzio hanno detto che le indagini non erano state fatte bene, allora i lavori sono stati bloccati per altri due anni. Di recente la mia posizione è stata archiviata perché il tutto è successo dopo che avevo terminato il mio mandato da sindaco. Io sono sempre fiducioso perché non ho mai fatto niente di male, lavoro onestamente da marmista, il lavoro che facevano mio padre, mio nonno, ecc. Mi sono sempre battuto per realizzare le cose. Ho chiesto di togliere la cittadinanza onoraria a Di Nicola perché chi va in una trasmissione televisiva nazionale, a titolo personale, con quell’intervento, lede l’immagine della città. La zona del porto adesso è ferma d è stata lasciata alla sporcizia, questo per far dire ‘questo è quello che ha fatto Angelucci’. Ho chiesto di fare pulizia, di fare il RUP e sollecitare Ministero e Regione per riprendere i lavori perché dei 2,6 milioni di euro avuti, ci sono ancora 600 mila euro tra Comune e Regione. Hanno detto che hanno trovato manganese e ferro, ma sono presenti in tutti i fiumi ed è solo una presenza. Se si farà il porto ci saranno dei vantaggi, ad esempio la spiaggia libera si libererà di pescatori, si risana una zona che ha sempre avuto dei problemi, ecc. Poi è a costo zero, non si va ad intaccare i cittadini. È stata montata una cosa enorme perché mi si voleva mandare in galera e qualcuno non voleva il porto. Dico che il porto va completato, ci sono questi soldi a livello regionale che possono essere richiesti per i danni delle mareggiate. Si devono mettere l’anima in pace sul fatto che questa opera va completata, altrimenti dovranno essere restituiti 2 milioni di euro che dovranno pagare i francavillesi, queste sono follie. Si sono costituiti parte civile, io sono contento perché così verrà a galla la verità. Peccato che sono stati sprecati 200 mila euro per questa cosa che è stata messa in moto. Poteva essere una battaglia bella e corretta. Se avessi fatto questa opera in qualsiasi altra parte del mondo, mi avrebbero fatto un monumento. Non voglio essere ringraziato, ma non voglio nemmeno essere mortificato. Penso che non sia giusto che la città venga colpita così duramente. Un uomo pubblico, un procuratore della Repubblica mette in discussione l’ARTA. Non possono distruggere quello che ho ottenuto con le mie battaglie mettendomi il bastone tra le ruote. Io non ho mai bloccato nessuno con un sotterfugio. Se questa cosa andrà avanti, lancerò un referendum”.
Francesco Rapino

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