Così il capogruppo del Pd in Consiglio provinciale a Chieti, Camillo D’Amico, sulla proposta sul riordino delle Province.
“Tutto ciò – prosegue D’Amico – è indice di una grande confusione regna nella maggioranza che guida la nostra regione oppure, a pensar male si fa peccato ma spesso ci azzecca, è la loro risposta politica alla teraminità (forse) mortificata dalle tante proposte in essere? Il nostro partito ha sviluppato una discussione animata attraverso la costituzione di un gruppo di lavoro seguito da un confronto sul territorio con sindaci, amministratori e portatori d’interesse e concluso con la discussione di un documento di sintesi in direzione regionale. Esistono, al nostro interno, ancora alcuni motivati e giustificati distinguo ma, sulla sostanza avanzata dal partito regionale, c’è una buona convergenza. Non è certo il Pd a non avere le idee chiare ma chi governa la regione, le province abruzzesi e 3 dei 4 capoluoghi di Provincia. Per questa ragione e per disperdere il valore etico e politico abbiamo chiesto ai presidenti della giunta, Giovanni Chiodi, e del Consiglio Regionale, Nazario Pagano, di essere ascoltati e ricevuti in audizione prima che il consiglio deliberi l’atto d’indirizzo definitivo a governo e parlamento nazionale. Lo chiediamo e rilanciamo con forza quest’esigenza perché la confusione regna totale e si coniuga con un ulteriore danno all’immagine dell’ente province e dei suoi eletti a causa di una errata e, talvolta, pilotata cattiva informazione viene resa ai cittadini. Non sono le postazioni politiche ed amministrative degli eletti alle province che stiamo difendendo, tra l’altro poco costose al cospetto di quelle regionali e dei troppi ed ancora numerosi parlamentari tanto che abbiamo chiesto alla presidenza di rendere pubblici i redditi dichiarati da tutti gli amministratori, ma gli uffici della pubblica amministrazione che andranno contestualmente a scomparire a quelle soppresse. In questo contesto sono legittime le richieste avanzate dai sindaci dei comuni maggiori per partecipare attivamente ad una discussione che non può tenerli fuori perché, da questa riorganizzazione, è il cittadino utente a dovercene alla fine guadagnare in termini di efficienza dei servizi erogati. E’ questa la principale ragione per la quale ci ostiniamo a difendere la provincia di Chieti che gode di entrambi i requisiti previsti dalla norma inserita nella spending review che è un aspetto sul quale non possono accampare ragioni le altre salvo L’Aquila. La proposta di tre province emersa ieri, a nostro avviso, è solo il male minore rispetto alla confusione lacerante che si è generata e rappresenta un opzione transitoria in attesa di una riforma più ampia e complessiva dell’articolazione istituzionale dovrà avvenire unitamente al contestuale taglio di enti e consorzi inutili troppo costosi e non rispondenti agli interessi vitali del cittadino. Ci aspettiamo di essere sentiti e convocati dalla Regione prima del voto – conclude il capogruppo del Pd – ma, se non così non fosse oe delusi da quanto verrà votato, non ci fermeremo affatto appellandoci anche ai nostri referenti nazionali per tutelare dignità, storia, tradizioni e cultura della nostra provincia”.