Pescara. Con il dubbio sull’esistenza di un emergenza-sicurezza ancora da sciogliere, viene chiamato in causa il presidente del Consiglio comunale, affinché convochi un’assemblea civica straordinaria richiesta da 10 mesi. Fino ad allora, i consiglieri Fli non entreranno più in aula.
Dicembre scorso, il Sole 24 Ore metteva Pescara al penultimo posto nella graduatoria per denunce per furti e usura. Massimiliano Pignoli, consigliere in quota a Fli, richiede al presidente del Consiglio comunale la convocazione di una seduta straordinaria, con l’appoggio di altri 10 tra Pd e Sel, per poter ascoltare in Aula Prefetto, Questore e vertici di carabinieri e Finanza riferire sulla questione. Il presidente Roberto De Camillis invia gli inviti, “ma le istituzioni rappresentanti dell’ordine pubblico non hanno voluto aderire”, ha replicato. Passano, così, 10 mesi, e alla graduatoria del quotidiano finanziario si aggiungono gli omicidi Ceci, Cagnetta e Rigante, la tensione continua in via Caduti per Servizio, incendi dolosi e rapine a raffica, ultima quella al vigilantes a Montesilvano, ferito da due colpi di fucile.
Venerdì scorso, poi, il Questore Paolo Passamonti e il comandante provinciale dei carabinieri Galanzi sono andato, insieme al sindaco, a riferire sui provvedimenti presi contro gli spacciatori ai cittadini di Fontanelle, nel corso di una riunione di circoscrizione, alla presenza del capo della squadra Mobile e la dirigente della Digos, Leila Di Giulio. “Perché in quella sede vanno e in Consiglio comunale non vengono ugualmente a rasserenare la città su quanto di buono è stato fatto?”, chiedono al gran completo Pignoli e Bruno, consiglieri comunali, il segretario cittadino Fabio Di Paolo, il consigliere provinciale Gianni Teodoro e il presidente della circoscrizione Porta Nuova Piernicola Teodoro. Tutti, in effetti, più indignati contro De Camillis che con le forze dell’ordine: “Il presidente del consiglio non assolve agli obblighi statutari: se non convocherà la seduta straordinaria sul problema della sicurezza vorrà dire che non è in grado di svolgere i suoi compiti, quindi avanzeremo una mozione di sfiducia”. Ma ancor prima di chiedere le dimissioni, Pignoli e Bruno annunciano sin da ora che fino alla convocazione non parteciperanno “alle sedute del Consiglio che non parlino di temi di uguale importanza”.”Tutte le altre sciocchezze non ci interessano”, sottolinea lapidario Gianni Teodoro come sommo responsabile del Fli pescarese.
“A questo punto discuterò della questione nella prossima conferenza dei capigruppo”, risponde De Camillis, “vorrà dire che inviterò nuovamente Prefetto, Questore, carabinieri e finanza, il consiglio straordinario si farà anche se non vorranno partecipare. Si accontenteranno di parlarci tra consiglieri”.
Ma pare che la questione sia più politica che non interessata alla risoluzione del vero problema. I finiani domandano con forza, a quasi un anno dalla prima richiesta, “che il Questore venga a spiegare al Consiglio, come ha fatto a Fontanelle, che Pescara è ancora una città sicura e controllata, che i problemi ci sono ma il livello è ancora accettabile, che su tre omicidi due hanno già un colpevole e sull’altro le inchieste sono serrate”. La considerazione, proferita da Gianni Teodoro, basterebbe a far cadere la necessità così sentita di sentire rimbombare in Municipio le stesse parole rassicuranti: eppure si minaccia di sfiduciare il presidente del Consiglio comunale per forzare la convocazione. Alla fine dei conti, anziché sciogliere il dubbio, invece chiarire se Pescara è sicura o no, altri quesiti si sono aggiunti: c’è un livello di accettabilità per la sicurezza percepita? E si misura in denunce, aggressioni, furti e sangue versato? Sono i 17mila reati registrati dal ministero dell’Interno o quanto di rassicurante detto dal Questore in via Caduti per servizio a disegnare il vero quadro della città? “Che la verità venga stabilita davanti al Consiglio”, conclude Piernicola Teodoro.
Daniele Galli