L’Aquila. “In un momento in cui la nostra città vive tutti i drammi del post terremoto (ricostruzione bloccata, disoccupazione, famiglie in estrema difficoltà economica), il Comune dell’Aquila trova il tempo per approvare le unioni civili, che sono il primo passo verso la distruzione del matrimonio e della famiglia cristiana”.
È dura la presa di posizione dell’arcivescovo dell’Aquila, Mons. Giuseppe Molinari, che interviene all’indomani dell’approvazione, da parte della Giunta Comunale, del registro delle unioni civili.
Un provvedimento che l’arcivescovo, come si legge in una nota ufficiale della Diocesi, “deplora decisamente”. Da qui, l’invito rivolto a tutti i cristiani dell’Aquila, “soprattutto i politici che si definiscono cattolici, ad essere coerenti e a pregare il Signore per il bene vero del nostro popolo”.
Secca la replica della lista Appello per L’Aquila, che ribatte alle dichiarazioni del prelato con una citazione di Mons. Carlo Maria Martini, recentemente scomparso. “Non è male, in luogo di rapporti omosessuali occasionali, che due persone abbiano una certa stabilità e quindi in questo senso lo Stato potrebbe anche favorirli. Non condivido le posizioni di chi, nella Chiesa, se la prende con le unioni civili“. Da qui, le conclusioni tratte dalla lista civica: “La posizione del Vescovo della nostra città è espressione della parte più retrograda e reazionaria nell’ampio dibattito all’interno della Chiesa stessa”.
Ma il provvedimento ha scatenato, in realtà, diversi malumori in città. Secondo Fausta Tinari, presidente provinciale del Movimento Cristiano Lavoratori, “il registro delle unioni civili è solo il tentativo di chi si ostina a leggere la realtà con gli occhiali dell’ideologia. I cattolici (anche quelli che siedono nell’assise comunale) non possono accettare in silenzio questa forzatura che non ha alcun valore legale, ma è chiaramente volta ad annullare le differenze tra quelle coppie che, sposandosi civilmente o religiosamente, assumono un preciso impegno pubblico e quelle che, per scelta o per impossibilità, non rendono vincolanti i propri legami affettivi. Tutto ciò oltre ad essere contrario alla nostra Carta fondamentale ci trova distanti, anche e soprattutto sul piano etico e morale. Molti sindaci di centro sinistra stanno introducendo il registro nei comuni: un’esperienza assolutamente inutile e inefficace. A Bologna esiste dal 1999 e sono pochissime le coppie che hanno aderito; addirittura a Gubbio è stato recentemente abolito perché in dieci anni nessuno si era iscritto. La città mi sembra che abbia problemi ben più gravi e più urgenti”.