Pescara. “La Regione Abruzzo, tramite la sua controllata Arap, vuole che in val di Sangro il progetto di coltivazione di idrocarburi denominato Colle Santo vada avanti. La prova? ‘Rilevato che è necessario adottare un idoneo provvedimento in tempi brevi, stante l’urgenza di garantire il proseguimento del procedimento autorizzativo in corso presso i competenti Ministeri, Arap delibera di concedere l’ulteriore proroga dei termini di validità della prenotazione dell’assegnazione a beneficio della CMI Energia di altri sei mesi a decorrere dal 27-7-2017. Arap delibera di disporre inoltre che la suddetta ulteriore proroga viene accordata per il lotto meglio identificato nelle planimetrie allegate al presente provvedimento in sostituzione del lotto precedente'”.
E’ netta la tesi alla quale è giunto il Consigliere Leandro Bracco dopo aver studiato le carte che gli sono giunte dall’Azienda regionale delle attività produttive successivamente alla sua richiesta di accesso agli atti formulata poco più di un mese fa.
“Quale significato hanno – si chiede l’esponente di Sinistra Italiana – le frasi che compaiono nella delibera presidenziale Arap? La risposta è semplice. L’esecutivo regionale, a parole, è contrario affinché in una superficie di poco inferiore ai 36 chilometri quadrati e ricompresa nei territori dei Comuni chietini di Archi, Atessa, Bomba, Colledimezzo, Paglieta, Pennadomo, Roccascalegna, Torricella Peligna e Villa Santa Maria non vengano messi in produzione i pozzi esistenti di idrocarburi Monte Pallano 1 e 2, non vengano perforati e completati i due nuovi pozzi Monte Pallano 3 e 4 e non venga costruito né un gasdotto di circa 21 chilometri né una raffineria”.
“I documenti però – prosegue Bracco – smentiscono su tutta la linea le buone intenzioni e le parole rassicuranti di chi governa la Regione Abruzzo e della sua controllata Arap. Sono certo che ciò che è emerso dalle carte sarà causa di molteplici manifestazioni di protesta dove la collettività abruzzese farà sentire a più riprese la propria voce”. “Su questa vicenda – rileva Bracco – il Comitato VIA della Regione Abruzzo aveva espresso pareri negativi il 10-4-2012 (giudizio 1929), il 21-2-2013 (giudizio 2139) e il 20-11-2013 (giudizio 2315). Come se ciò non bastasse il Consiglio di Stato, con sentenza 2495 del 18-5-2015, aveva riconosciuto la correttezza della decisione assunta proprio dal Comitato VIA evidenziando in maniera inequivocabile la doverosa applicazione del principio di precauzione dato il rischio ‘di cedimento della diga e in considerazione delle più ampie esigenze di tutela ambientale e di incolumità pubblica’. E oggi invece cosa viene fuori? Che lo scorso 9 agosto, data nella quale all’Arap proveniva la mia richiesta formale di accesso agli atti – sottolinea il Consigliere regionale – tramite la delibera presidenziale numero 28 firmata dal presidente Giampiero Leombroni e dal Direttore Generale Antonio Sutti, si è fatto sostanzialmente in modo che l’azienda CMI Energia avesse la strada in discesa riguardo il progetto industriale che vorrebbe concretizzare in val di Sangro”.
“Dopo aver letto quei documenti – rimarca Bracco – sono rimasto interdetto. Nonostante la stessa val di Sangro sia già un contesto geografico altamente antropizzato, invece di agire in modo tale da dire no agli idrocarburi e alla costruzione di un gasdotto lungo ben ventuno chilometri e di una raffineria, si è dato il via libera, tramite carte ufficiali, affinché ‘si consenta il proseguimento del procedimento autorizzativo in corso presso i competenti Ministeri'”. “Per non parlare poi del fatto – evidenzia Bracco – che la stessa Arap, nella medesima delibera, abbia provveduto a segnalare alla CMI Energia ‘alcuni lotti industriali eventualmente disponibili'”. “Mi chiedo – si domanda il Consigliere regionale – che rilevanza abbiano la tutela del patrimonio naturale d’Abruzzo e l’incolumità di coloro i quali vivono e lavorano in quelle zone per quei colletti bianchi che hanno deciso di mettere nero su bianco decisioni verso le quali, ne sono certo, la collettività della nostra Regione non piegherà la testa”. “Dopo Ombrina – conclude Leandro Bracco – il popolo d’Abruzzo è chiamato a una nuova battaglia”.