Pescara. E’ bufera sul Consiglio comunale, dopo l’approvazione delle aliquote Imu all’8,6 per mille per negozi e studi professionali. Le associazioni di categorie gridano alla stangata, mentre l’opposizione denuncia la violazione degli accordi. Ma Foschi (Pdl) richiama il centrosinistra: “C’è anche la vostra firma”.
Negozi e studi professionali: quale aliquota. Un giorno di giallo per il Consiglio comunale, diviso sulla quota Imu da far pagare ad esercenti e professionisti sui locali utilizzati per lavorare. Quando l’assessore Filippello ha reso noto che l’aliquota era stata fissata all’8,6 per mille è scoppiata la protesta dell’opposizione, convinta di aver raggiunto in fase di accordi il 7,6 per mille, pronta a giurare di non essere addirittura a conoscenza delle aliquote che costituivano la premessa all’accordo sottoscritto con la maggioranza. “Una cosa di una gravità inaudita poiché completamente al di fuori dell’accordo raggiunto tra maggioranza ed opposizione e che ha dato la possibilità di superare le divergenze che si erano manifestate”, rimproverano dal Pd. Ma il capogruppo Pdl Foschi tiene a precisare: “Tutto il Consiglio comunale di Pescara era perfettamente a conoscenza delle aliquote Imu approvate ieri dall’Aula e concordate insieme nel corso delle decine di riunioni avute per giungere a un accordo nell’interesse della città. In calce all’accordo sono chiaramente leggibili le firme del capogruppo Pd Moreno Di Pietrantonio, del capogruppo Sel Giovanni Di Iacovo, e anche del capogruppo di Fli Massimiliano Pignoli, oltre a quelle dei consiglieri di maggioranza”. “Tutti sapevano di quella decisione condivisa”, prosegue Foschi, “con l’impegno, anche in questo caso, a rivedere tutte le aliquote al 30 settembre, comprese quelle delle attività commerciali, dunque è chiaro il tentativo odierno strumentale di scaricare sulla maggioranza di governo ogni responsabilità, dicendosi addirittura vittime di un imbroglio”
Per il capogruppo Pdl, poi, il maggior gettito proveniente dal rialzo dell’aliquota gioverebbe alle casse comunali solo 28mila euro: “Dunque è chiaro”, per Foschi, “che la maggioranza non ha interesse a incassare una tale cifra che non è risolutiva di ogni problema”. Ma le proteste maggiori si sono sollevate da chi quest’imposta rialzata dovrà pagarla.
“Il Comune di Pescara deve tornare sui propri passi, per non colpire mortalmente le attività produttive”, afferma il direttore della Cna di Pescara Carmine Salce, “In provincia di Pescara nei primi tre mesi del 2012 sono state quasi 200 le imprese costrette a chiudere i battenti”, attacca, “ragione che avrebbe dovuto indurre la classe dirigente della più grande città abruzzese a guardare con maggiore attenzione, soprattutto al momento di applicare una nuova tassa, lo stato di salute del territorio interessato. Il consiglio, invece, nel testo definitivo è riuscito perfino a peggiorare l’ipotesi iniziale formulata dalla giunta”. Gli fanno da eco il presidente di Confesercenti Bruno Santori ed il direttore Gianni Taucci: il presidente di Confesercenti Bruno Santori ed il direttore Gianni Taucci: “Una incredibile dimostrazione di incapacità di dialogare con una categoria economica, quella del terziario, che sta vivendo la peggiore crisi economica da sessant’anni”, dicono, “Ma la politica cittadina sembra essersi fermata a vent’anni fa, quando il commercio era una vacca da mungere e non c’era la distesa di centri commerciali che la stessa politica, per puri fini clientelari, ha consentito di far nascere indiscriminatamente”.