Pescara: centri di salute mentale, l’associazione Percorsi contro l’accorpamento. Interrogazione di Sclocco

PercorsiprotescaComunePescara. I centri di salute mentale presenti in città sono due. Eppure, sulla carta dei servizi della Regione Abruzzo 2012-2013, nell’opuscolo ‘Informati’ risulta una sola struttura per assistere più di mille malati psichici. Un episodio che fa scattare il campanello d’allarme ai rappresentanti dell’associazione Percorsi, che da tempo si battono contro l’accorpamento dei due centri. E che spinge la consigliera del Pd Sclocco a presentare un’interrogazione in Regione.

I pazienti psichici della Asl di Pescara e dell’area metropolitana oggi possono contare su due strutture: il Centro di salute mentale (Csm) nord in via Nazionale Adriatica, nei locali dell’ex clinica Baiocchi, dove si trova anche il dipartimento di salute mentale, e il Centro di salute mentale sud in via Paolini, nella stessa palazzina che ospita il Sert, di fronte al vecchio ospedale. Nei disegni del direttore generale della Asl Claudio D’Amario c’è il progetto di unire le due strutture. L’accorpamento, tuttavia, non piace all’associazione Percorsi, che dal 1994 riunisce i familiari dei malati psichici e annovera 250 iscritti a Pescara e 400 in Abruzzo. Percorsi porta avanti dal 2004 il progetto di assistenza riabilitativa territoriale integrata socio-sanitaria: una terapia, basata sulla legge Basaglia e sul cosiddetto modello di Trieste.
Sull’opuscolo ‘Informati’ pubblicato dalla Regione Abruzzo, oltre alla presenza di un unico Csm a Pescara nei locali di via Paolini, non è annoverato il servizio di psicologia clinica, presente invece all’interno del dipartimento di salute mentale nord. Inoltre si legge che a Penne risultano attive due strutture: una casa famiglia e un centro diurno. Come rende noto Clara Evangelista, referente dell’associazione Percorsi, le strutture di Penne sono sì esistenti, ma da tempo non risultano operanti.
La richiesta dell’associazione Percorsi è che il presidente della Regione Abruzzo Gianni Chiodi non smantelli il servizio e non distrugga “il poco di buono che si è costruito in tanti anni di battaglie per la salute mentale a Pescara”. “Il Csm di Pescara nord”, dice Evangelista, “è l’unico esempio per Pescara di felice integrazione di un servizio di salute mentale con gli altri servizi sanitari. E’ rassicurante per gli utenti il messaggio che chi soffre di malattie psichiche possa curarsi insieme a tutti gli altri malati in uno stesso distretto sanitario. Il servizio di psicologia clinica, inoltre, rappresenta un’alternativa nella cura, dato che fa leva sulle risorse psicologiche dei sofferenti psichici”.
Le richieste sono duplici: da un lato la presenza di psicologi e tecnici della riabilitazione psichiatrica per promuovere una riabilitazione del malato a porte aperte, e dall’altro la collocazione del Csm Pescara sud venga in un distretto sanitario a sud della città, insieme al Centro Diurno. Lo scopo è di “favorire i processi di integrazione dei sofferenti psichici”, prosegue Evangelista, “togliendo gli attuali utenti dal degrado in cui versano per la fatiscenza della sede, immersa spesso nella latrina che si viene a formare per l’incontinenza dei tossicomani dell’attiguo Sert che a volte cercano di approfittare della debolezza degli utenti della salute mentale”.
In aiuto dell’associazione Percorsi è stata presentata un’interrogazione da parte della consigliera regionale del Pd Marinella Sclocco che ha chiesto al presidente della Regione Abruzzo Giasnni Chiodi di conoscere lo stato dell’arte dell’accorpamento dei centri di salute mentale. “Troppa superficialità sul tema”, dice Sclocco, “sicuramente il Csm di Pescara Nord è un esempio di felice integrazione di un servizio di Salute mentale con altri servizi sanitari. Quindi ci sembra di poter richiedere che quell’esempio si possa replicare su Pescara Sud”. “Inoltre sarebbe anche il caso”, aggiunge, “che il commissario provvedesse a far rettificare le informazioni pubblicate sull’opuscolo ‘Informati’ dove addirittura sui Csm compaiono sedi chiuse da tempo o dislocate in altre sedi. E questo basta per comprendere la gravità della cosa e lo scarso rispetto nei confronti delle famiglie che affrontano quotidianamente un così delicato problema”.

Daniele Galli


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