Una sola firma. E’ questo che manca alle opposizioni al Comune di Teramo che in mattinata hanno presentato, compatti seppur nelle diversità, la mozione si sfiducia al sindaco di Teramo, Maurizio Brucchi, che, a loro dire, non avrebbe più la maggioranza per poter continuare a governare, come dimostrato nel consiglio del 20 aprile scorso.
A completare il documento, che si vorrebbe poter portare in discussione al prossimo Consiglio comunale in programma il 6 giugno, servirebbe, dunque, ancora un nome per raggiungere i due quinti necessari per poterlo presentare.
“L’opposizione dice basta ad un sindaco e ad una maggioranza che di fatto non esiste più”, ha detto il capogruppo del Pd, Gianguido D’Alberto, “costringendo la città ad un immobilismo che dura ormai da due anni. Vogliamo capire se Brucchi ha ancora l’appoggio di chi lo ha sostenuto finora e il nostro invito è rivolto soprattutto a quei consiglieri che finora hanno riempito pagine di giornali, i così detti dissidenti che hanno più volte espresso pubblicamente la loro sfiducia, ai quali ora chiediamo un atto di coerenza”.
D’Alberto, inoltre, ha ricordato come la mozione sia aperta a tutti coloro che vorranno approvarla, apportando anche integrazioni che riterranno necessarie.
E si rivolge direttamente ai consiglieri Puglia, Campana, Micheli, Sbraccia, Caccioni e Falasca, Fabio Berardini (M5S), ai quali chiede espressamente di prendere una posizione chiara, uscendo dal limbo e dimostrando così di non puntare a propri interessi personali.
“Ci rivolgiamo anche agli stessi componenti di Futuro In”, ha aggiunto Berardini, “che firmando il documento ci consentiranno di portare la mozione in aula e di discuterla, in modo da poter effettivamente verificare, così come chiesto anche da Paolo Gatti, se il sindaco ha i voti necessari”.
Diretta anche la consigliera Maria Caristina Marroni (indipendente) che pretende di conoscere dai dissidenti i veri motivi della loro dissenso, denunciando anche il patto Gatti-Mariani che vedrebbe un accordo politico già stabilito per l’ascesa al Comune di Teramo, con l’esplicito sostegno al possibile candidato Giovanni Cavallari.
Per Paola Cardelli (indipendente), che sottolinea le difficoltà in cui potrebbe trovarsi la città commissariata, questa mozione è un modo per “stanare i dissidenti” che, non firmando, dimostrerebbero di essere “legati alla propria remunerazione personale”, palesando chiaramente la loro pozione. Mentre Gianluca Pomante (arancione) ha annunciato querele per quanti hanno insinuato il suo avvicinamento al centrodestra, ricordando i 55 milioni di euro di debiti dell’amministrazione, frutto delle “devastazioni finanziarie” causate dalle ultime 3 consiliature. E Ilaria De Santis (Pd) invita l’intera maggioranza a firmare, esprimendo il proprio “mea culpa” nei confronti della città.
Cinque i punti principali espressi nel documento che, comunque, resta aperto ad integrazioni. Si parte dalla denuncia di un sindaco ostaggio dei capi-bastone che non ha mai potuto lavorare in autonomia e indipendenza, al fallimento di tutti i programmi, testimoniato anche dalla girandola delle varie Giunte con assessori inadeguati. Ma anche un esecutivo coordinato da soggetti che hanno avuto come priorità solo il pensiero del proprio futuro politico, la situazione di pre-dissesto finanziario con un bilancio che ha solo spostato nel tempo una soluzione, scaricando sul futuro le proprie responsabilità e la mancanza di un indirizzo politico, come è emerso anche dalle ultime Commisioni.
Ci sarà tempo, dunque, fino a venerdì per trovare la tredicesima firma se si vorrà presentare subito in Consiglio la mozione di sfiducia.