“Nel corso degli anni – dichiara Sisti – i reperti ritrovati nell’area circostante l’Abbazia testimoniano che la zona fu abitata fin dall’età antica: prima vi fu una necropoli italica, poi vi sorse un tempio dedicato a Venere, quindi una chiesetta paleocristiana ed infine, intorno all’anno mille, le prime strutture dell’abbazia. Nei giorni scorsi durante alcuni lavori di scavo per il rifacimento dell’impianto idraulico, sono stati rinvenuti altri reperti archeologici: nella parte retrostante il chiostro sono riaffiorati cinque basamenti di colonne in pietra e tre muri, costituenti un porticato laterale di un tempio romano; ceramiche risalenti all’età medioevale, XII- XIII secolo; sono state rinvenute altresì due tombe a cappuccio e una targa in marmo con la scritta “Laboravimus feliciter. Gli archeologici ritengono che l’intera area costituisca un giacimento archeologico che deve essere ancora pienamente scoperto, studiato e valorizzato. Per questo motivo – continua il consigliere Paolo Sisti – è necessario un cospicuo finanziamento dal parte del Governo e dei Ministeri competenti (Interno e Beni e Attività Culturali) di un progetto complessivo di scavi archeologici, che consenta finalmente di scoprire, valorizzare e tutelare l’area dell’Abbazia di San Giovanni in Venere, che costituisce un sito di notevole valenza storica, culturale e religiosa della Provincia di Chieti. L’obiettivo – conclude Sisti – deve essere quello di realizzare ed istituire il polo museale di San Giovanni in Venere”.