Chieti. “Ora che eravamo prossimi alla riconsegna dello stabile alla Città, previsto appunto per l’anno corrente, cade come un fulmine a ciel sereno la notizia del furto del simbolo di Teate,Achille a cavallo, posizionato su di una colonna romana nel cortile nel cantiere edile situato appunto nel Palazzo d’Achille, sede storica dell’amministrazione comunale”.
Si legge così in una nota di Roberto Miscia, portavoce cittadino, di FdI-An Chieti, che aggiunge: “Proviamo a fare chiarezza sulle responsabilità aldilà delle indagini in corso di cui se ne occuperà ci auguriamo con la massima celeritàla procura, ripercorrendo brevemente la storia recente dell’ex palazzo Valignani chiuso per i danni strutturali riscontrati dopo il sisma del 2009 ed in fase di adeguamento strutturale. Il solito nodo burocratico artefice delle migliori comiche all’italiana: lungaggine con diverse gare d’appalto per la riqualificazione dell’edificio, conseguente rischio di perdere i fondi a disposizione, immancabili ricorsi da parte di alcune imprese partecipanti al bando ed il dilatarsi dei tempi a cui seguono tuttora le spese di locazione dei locali nei quali la macchina amministrativa nel frattempo si è dovuta trasferire. Risulta chiaro come la storia recente di Palazzo d’Achille sia stata per l’intera città motivo di grande sforzo economico, delusioni e rabbia ma ora come se non avessimo già sopportato abbastanzaè arrivato anche il furto, a causare nel cuore di ogni chietino,da sempre orgoglioso delle propria storia millenaria, un vuoto incolmabile. Al vuoto però deve seguire il momento di riflessione concreta e lontana da ogni populismosui possibili responsabili di tale gesto: quale soggetto, nel caso specifico, avrebbe dovuto tutelare e salvaguardare i nostri beni? A chi sono stati affidati? All’impresa appaltatrice, poiché secondo il nostro ordinamento civile tra le obbligazioni di chi consegna una cosa, in questo caso specifico i lavori di adeguamento, è incluso anche l’obbligo di custodirla fino alla consegna mettendo in atto qualsiasi accorgimento utile a prevenire e tutelare il deterioramento ed il danneggiamento del manufatto. Quale protocollo in merito si è adoperato? Un collegamento tra il cantiere e le Forze dell’ordine mediante antifurto? La predisposizione di un sistema di vigilanza privato? O magari di videosorveglianza? In assenza di tutto ciò siamo di fronte ad una mancanza di qualsiasi atto o regola volto a garantire la sicurezza dello stabile e di ciò che contiene”.
“Una mancanza questa che sicuramente può essere messa in relazione alla responsabilità per furto in cantiere edilizio – conclude la nota – ma che ci auguriamo serva a smuovere le coscienze magari in un generoso atto di risarcimento di chi con pochi semplici strumenti avrebbe potuto evitare alla nostra Città un altro grande scippo”.