Montesilvano, ‘corridoio verde’ a Corso Umberto: Di Giampietro “Si pensi prima al piano del traffico”

Montesilvano. Lanciata l’ipotesi progettuale di riqualificare Corso Umberto, trasformandolo in un ‘corridoio verde’ a traffico calmierato.

A proporre la novità, i consiglieri di #Montesilvano 2019, che a poche ore dall’approvazione del Bilancio di previsione hanno presentato al sindaco, Francesco Maragno, un progetto di riqualificazione della zona, ideato dall’architetto Sara Tarricone, articolato in 8 punti e corredato da disegni esplicativi.

In sostanza, il progetto consiste nel creare a Corso Umberto un polo commerciale con esenzione da tasse locali per gli esercenti, limitare il traffico della zona dal lunedì al giovedì e destinare il week-end al solo percorso ciclo-pedonale.

“Un’idea geniale o una sciocchezza estemporanea di chi non fa quello che dovrebbe fare e corre dietro a trovate da circo?”, è il commento di Giuseppe Di Giampietro, architetto, nonché esperto di Piani del traffico e viabilità, che sull’idea di semi-pedonalizzare Corso Umberto afferma:

“Si parla di pedonalizzazione e moderazione del traffico in una città che, con i suoi 55 mila abitanti e 70 mila veicoli al giorno sulle strade della sola zona a mare, non ha un piano del traffico, obbligatorio per legge. Qualcuno sa dove passeranno le auto che la attraversano ogni giorno, una volta chiuso corso Umberto?”

“Se si vuole iniziare a cambiare da corso Umberto (ammesso che ci siano le risorse e che sia questa la priorità), si faccia un piano del traffico ed un Regolamento Viario. Si concordi con gli altri comuni un piano della mobilita’. Per il progetto si faccia un concorso di idee, con dei dati attendibili”.

“In questa città si costruiscono ben tre muovi ponti sul Saline ma non si collega la tangenziale con l’autostrada. Intanto il traffico dei pendolari si riversa nell’abitato, avvelenando e tagliando la città. Qui si costruiscono scuole di legno sul tracciato previsto per la tangenziale, che poi si lasciano incompiute a macerare. Qui da un ventennio si aspetta di veder passare il trasporto pubblico sulla strada Parco, ma la strada è ancora chiusa perché “c’è un cantiere in corso”, e di parco ci sono solo le erbacce incolte e le piante di pomodori di qualche improvvisato orticoltore. Qui si fanno palazzi di 7 piani su stradine di 3,5 m, senza marciapiedi, senza verde, senza parcheggi, a fianco di villini di 1 o 2 piani. Qui un intero quartiere nuovo di 7 mila abitanti è quasi ultimato, ma senza un metro di nuove piste ciclabili, senza il boulevard centrale, senza la chiesa e la piazza, con servizi e verde vicino al fiume, separati dalle case dal pericoloso stradone Aldo Moro, tanto che non si trova lo spazio “nemmeno per un campo di calciotto”.

E conclude:

“La città non ne può più di questa maniera di pensarsi dei politici locali, come geniali pensatori che pensano di risolvere i problemi della gente, perché hanno l’illuminazione fulminante la notte, o dispongono dell’archistar di turno. Ma poi non vogliono discutere con nessuno, non amano le critiche, sono poco disposti ad ascoltare e a cercare l’umile mediazione e la fatica di fare piani, discutere di idee, confrontarsi con i diversi punti vista, in una faticosa partecipazione. È ora di cambiare. Cominciamo dalla mobilità e da un piano che ci permetta di discutere del presente e pensare ad un futuro possibile”.

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