Chieti. Il WWF ha inviato oggi una diffida al presidente della Provincia di Chieti Di Giuseppantonio e all’Assemblea dei Sindaci del chietino, convocati per domani a S. Maria Imbaro per discutere l’approvazione della revisione del Piano d’Ambito. Tale piano organizza e programma il servizio idrico per i prossimi decenni e contiene anche la revisione tariffaria con aumenti della tariffa.
Il WWF nei giorni scorsi aveva inviato una diffida simile all’assemblea dei sindaci di Pescara che hanno giustamente rinviato la decisione per approfondimenti, dopo aver ascoltato le motivazioni dei rappresentanti di associazioni e movimenti. A Pescara, in maniera lungimirante, i sindaci hanno infatti votato un regolamento dell’assemblea che permette l’informazione e la partecipazione dei cittadini. In Provincia di Chieti, pochi giorni dopo il referendum di giugno, i sindaci votarono un regolamento che non prevede alcun tipo di partecipazione. Per l’associazione sono molte le questioni di legittimità della procedura seguita. Mancano del tutto le procedure di valutazione ambientale, prescritte per tutti i piani del settore idrico dal Dlgs 152/2006. E’ sconfortante notare che da oltre un anno segnaliamo queste lacune che potevano, quindi, essere colmate facilmente. E’ del tutto inaccettabile che a fronte degli aumenti previsti non si calcoli l’indicatore di qualità della gestione previsto dalla legge. Quindi da un lato si chiedono ulteriori sacrifici al cittadini ma dall’altro non si danno certezze sulla qualità del servizio pagato. L’aspetto più grave è, comunque, il mancato rispetto dell’esito referendario. Quasi 600.000 abruzzesi hanno votato contro l’inserimento nella tariffa della remunerazione del capitale (minimo il 7%) ma il documento presentato ai sindaci mantiene questa quota nella tariffa che sarà pure aumentata. Praticamente per il Commissario Caputi il referendum sembrerebbe non essere mai avvenuto. Ovviamente il WWF chiede ai sindaci di rispettare in pieno l’esito referendario. In ogni caso l’associazione si riserva di ricorrere presso tutte le sedi per difendere il referendum e le norme poste a tutela dell’ambiente.