Guardiagrele. “L’ospedale di Guardiagrele, nelle scelte e nella programmazione del commissario Chiodi e della ASL, praticamente non esiste più”.
È quanto denuncia Simone Dal Pozzo, consigliere del gruppo “Guardiagrele il bene in comune”, che rende noto di una riconversione con la quale la ASL deciderebbe unilateralmente di sottrarre a Guardiagrele mezzo milione di euro in investimenti al servizio dei cittadini. Da qui la decisione del movimento politico di ricorrere in tribunale con un nuovo ricorso, il quarto, notificato l’11 novembre. “Abbiamo chiesto l’annullamento di nuovi provvedimenti adottati dal Commissario ad acta” spiega Dal Pozzo “e, questa volta, anche dalla ASL di Chieti in danno dell’ospedale “SS. Immacolata” di Guardiagrele. Con il nuovo atto giudiziario abbiamo impugnato il decreto 22/2011 con il quale è stato approvato il Programma Operativo 2011-2012, pubblicato sul BURA il 19 agosto scorso e il decreto 9/2011 pubblicato il 21 ottobre 2011.
Secondo quanto riportato dal consigliere, con il primo atto, che non contiene i dettagli e le descrizioni che invece conteneva il P.O. 2010, il Commissario darebbe atto del completamento della riorganizzazione della rete ospedaliera omettendo ogni passaggio sulla reale situazione dell’ospedale che, grazie ai provvedimenti giudiziari, è ancora – sia pure formalmente – aperto e imponendo forti misure sulla spesa del personale e, quindi, non considerando affatto lo sblocco del turn over e la possibilità di nuove assunzioni.
Il decreto 9/2011, invece, è quello che riguarda direttamente l’ospedale di Guardiagrele. Esso costituisce una specificazione di quanto già previsto negli atti dell’agosto 2010 e conterrebbe dati aggiuntivi con i quali la Regione ha voluto rafforzare la sua decisione di chiudere proprio l’ospedale SS. Immacolata. “Sebbene datato 22 marzo 2011” sottolinea Dal Pozzo “è stato pubblicato solo ora, a distanza di mesi. La mossa del commissario, però, non ci trova impreparati poichè sappiamo benissimo che egli conta di potersi giovare, anche per questo decreto, della copertura del decreto legge 98 che, come tutti sanno, trasformando il legge il Programma Operativo 2010, ha, di fatto, annullato l’effetto delle sentenze che ci avevano dato ragione e, oggi, potrebbe far ritenere legittima l’operazione di disattivazione. Che questa sia l’intenzione dell’ufficio commissariale, del resto, è emerso chiaramente anche dalla relazione di Chiodi nel convegno dello scorso 28 ottobre dove si è data per imminente la chiusura dell’ospedale di Guardiagrele. Non potevamo, evidentemente, fare acquiescenza su un provvedimento pericolosissimo che costituisce ancora oggi la leva sulla quale anche la ASL sta giocando la partita che dovrebbe portare alla chiusura del “SS. Immacolata”.
Questo è dimostrato dal terzo atto – quello destinato ad avere gli effetti negativi più immediati – che con il ricorso abbiamo impugnato”.
Si tratta della deliberazione della ASL n. 1170 del 6 ottobre 2011, apparsa per qualche ora sull’albo on line dell’Azioenda e poi, fa sapere Dal Pozzo, misteriosamente scomparsa.
sembra che la delibera in questione preveda il dirottamento da Guardiagrele verso Chieti di 497.347,99 euro previsti per l’acquisto di attrezzature diagnostiche (un radiografo e due ecografi).
”Si legge dell’atto firmato da Zavattaro” spiega il consigliere “che “con la trasformazione del presidio ospedaliero in presidio territoriale di assistenza, così come previsto dalle delibere del Commissario ad acta, il finanziamento in essere va trasferito nel presidio ospedaliero clinicizzato di Chieti per l’acquisto di attrezzature ed apparecchiature da definire in fase progettuale”. Insomma, l’acquisto certo di attrezzature per Guardiagrele (quanto mai utili soprattutto se si pensa che proprio in queste settimane l’ecografo della radiologia è stato fuori uso) si trasforma in un qualcosa di neanche tanto chiaro per Chieti. Si tratta di una decisione gravissima (anche se coerente con la bozza di atto aziendale nella quale il “ss. Immacolata” scompare) che si voleva far passare sotto silenzio e che noi abbiamo aggredito con l’unica arma che ormai abbiamo a nostra disposizione: quella giudiziaria. Nel ricorso abbiamo nuovamente sollecitato il TAR a trasmettere gli atti alla Corte Costituzionale e questa volta ci auguriamo che ci dia ascolto perchènon è possibile assistere ad una lenta agonia quando, invece, sarebbe necessaria una parola di chiarezza. Quel che chiediamo al TAR, davanti al quale la sospensiva sarà probabilmente discussa all’inizio di gennaio, è di sospendere gli atti e chiedere alla Consulta una parola definitiva su un decreto del governo che riteniamo assolutamente illegittimo. E’ necessario che si proceda in questo senso perchè, diversamente, ci troveremo di fronte ad uno stillicidio che, a partire dalla sottrazione di risorse e di investimenti, porterà (sta già portando, in verità) alla morte del nostro ospedale. Politicamente non possiamo non condannare il silenzio dell’amministrazione comunale e, più in generale, della politica che assiste senza muovere un dito all’annullamento non dell’ospedale di Guardiagrele, ma della sanità pubblica destinata a morte sicura in favore di una sanità privata che oggi, anche grazie ai nuovi ticket imposti dal governo, riesce a vendere prestazioni addirittura scontate”.