Vasto. Ci risiamo la storia si ripete, in questi giorni nella contrada Lebba di Vasto sono iniziati i lavori in un casolare abbandonato. La struttura di circa 200 mq era precedentemente adibita a casa di recupero per tossico dipendenti e successivamente a struttura per persone disabili, ora diventerà il bivacco per una cinquantina di profughi.
A farne le spese saranno come al solito i cittadini della piccola contrada, una quindicina di famiglie che però non ci stanno e sono già pronte a dare battaglia. Forza Nuova contattata dagli stessi cittadini si è subito schierata dalla loro parte per impedire l’arrivo degli immigrati. David Tellone, responsabile cittadino di Forza Nuova Vasto, esprime tutto il suo sdegno per questa nuova ondata di profughi nella città: “ci troviamo di fronte al solito business dell’accoglienza che ormai conosciamo bene, l’equazione e’ sempre la stessa cooperative più finti profughi uguale soldi, tanti soldi. I cittadini della contrada di Lebba, continua Tellone, sono già messi a dura prova dalla mancanza di infrastrutture pubbliche, infatti manca l’illuminazione pubblica e le strade sono ridotte a tratturi per bestiame. Nei prossimi mesi i residenti si troveranno anche ad essere invasi da una cinquantina di clandestini, che aumenteranno la tensione già critica della contrada.”
Ad oggi nella città di Vasto non è ancora chiaro il numero preciso di profughi. Ogni giorno stazionando e mendicando di fronte agli esercizi commerciali creano disagio ai cittadini, senza che le autorità competenti e l’amministrazione comunale si siano adoperati per porre rimedio a questa insopportabile situazione. Con l’arrivo di altri clandestini non si prevede certo un miglioramento della situazione ma solo un peggioramento, che come sta accadendo in molte città italiane, porta ad un’incremento della criminalità.
Forza Nuova farà di tutto per impedire che Vasto diventi una città-bivacco, saremo in prima linea per difendere i cittadini italiani che sono stufi di dover subire, ormai quotidianamente, soprusi da parte prima delle istituzioni che impongono l’accoglienza e succesivamente dagli stessi immigrati che trattano il nostro Paese come un parco giochi dove tutto è permesso.