Hanno precisato il sindaco dell’Aquila Massimo Cialente e l’assessore alla Opere Pubbliche Ermanno Lisi precisando che della conferenza “il Comune ha avuto avviso il 29 luglio, senza avere la possibilità concreta di esaminare progetti e documenti; la Municipalità, pur confermando comunque l’appoggio alle iniziative già concordate, ha palesato, con nota scritta, perplessità di carattere tecnico-procedurale. Lealmente, ha anche segnalato al commissario Chiodi che non era stata invitata neppure la Soprintendenza Archeologica, competente per ogni intervento sulle aree in questione. La necessità dell’approvazione e della successiva esecuzione delle opere pubbliche in discussione è pienamente condivisa dal Comune dell’Aquila, ma a due anni dal finanziamento delle stesse si è ormai acceso un campanello di allarme sull’efficacia e sulla legittimità nelle procedure adottate sin qui. Il coordinatore della Struttura Tecnica di Missione, non si sa con quali poteri o competenze, ha invocato la procedura in uso nella fase dell’emergenza per opere di interesse statale e su zone gravate da vincoli paesaggistici, aprendo pericolosamente la porta ad una serie di potenziali ricorsi singoli, poiché si tratta di azioni di esproprio nei confronti dei cittadini e di violazione di norme di competenza regionale”. Cialente e Lisi avrebbero ravvisato “pesanti strappi delle corrette procedure”, anche se aggiungono che “nulla impediva, tuttavia, alla “conferenza” di deliberare sugli argomenti posti in esame, pur nell’assenza del Comune e degli altri convitati. Abbiamo espressi i nostri dubbi, come nostro dovere, solo al Commissario, senza polemica alcuna e assolvendo in modo responsabile e trasparente al nostro ruolo di ente locale; ben volentieri avremmo evitato questo clamore”.