Si può ben definire il campo sportivo più usato in città: centinaia di bambini, ragazzi e adulti che disputano i campionati di calcio amatoriali e dilettantistici utilizzano quotidianamente l’impianto di Rampigna, meno conosciuto come Renato Curi, stadio che fino a qualche decennio fa ospitava anche le partite del Pescara Calcio. Un campo, proprio attaccato alla Questura, che ha dato il nome all’intera zona, quella compresa tra il ponte d’Annunzio e il teatro Massimo. Qui si è giocato anche a baseball e tutt’ora viene utilizzato per il rugby. Tutti questi atleti, ma anche il pescarese comune, sa che alle prime piogge la terra battuta, sgobbata e polverosa del Rampigna diventa una poltiglia, mentre con l’acqua abbondante si trasforma in melma impraticabile e le buche in piscine. Durante la scorsa stagione sportiva, gli spogliatoi hanno subito, internamente ed esternamente, qualche mano di vernice e gli arredi vecchi di decenni (alcuni lettini risultavano reduci, anche materialmente, dall’ultima guerra) sostituiti con quelli avanzati dai Giochi del Mediterraneo. Ma il problema resta il campo, forse logorato da lunghe stagioni o forse rimasto, senza aggiornamenti, ai tempi del pallone di cuoio rosso.
Se n’è accorto anche Giovanni Di Iacovo: “Il Campo Rampigna”, spiega in una nota, “ha una capacità di accoglienza di 700 spettatori, e frequentato da decine di società e squadre ma è il campo che versa nelle peggiori condizioni di tutta la città.Gli spogliatoi sono fatiscenti, le condizioni igieniche non sono garantite e i servizi non sono sufficienti per una frequentazione come quella del Rampigna. Il problema principale però è quello del drenaggio dell’acqua del campo. Ogni volta che piove, il Rampigna diventa un acquitrino ed è inagibile per i giorni a venire. L’acqua ristagna e il campo diventa impraticabile per le tante società e squadre giovanili di seconda categoria che vanno lì ad allenarsi. In passato sono stati fatti interventi in questo senso ma nessuno di questi ha risolto il problema”. A dirla tutta, chiunque ci abbia scambiato due passaggi è finito, inevitabilmente, col gettare la palla nel vicino fiume o nel traffico circostante, a causa della scarsa altezza del recinto; in definitiva, solo l’ultimo dei problemi. “Su questo campo, forse, non si ha avuto al forza di intervenire perché su di esso grava l’ipotesi di un project financing che lo trasformerebbe in parcheggio”, prosegue Di Iacovo, “Qualunque siano i motivi, uno spaio così utilizzato e amato dalla città non può restare in questecondizioni. E’ necessario rimetterlo in senso per permetterne un sano e corretto utilizzo da parte dei tanti giovani della nostra città che amano lo sport”.
Daniele Galli