Un no secco e deciso al progetto di cabinovia che dovrebbe collegare la zona universitaria al centro della città. La posizione di Federico Carboni, dirigente provinciale di Fratelli d’Italia – AN, è chiara a riguardo, soprattutto nei confronti di chi questa idea l’ha sposata senza condividerne la decisione con la città.
“Teramo non necessita o quantomeno non ha nell’elenco delle priorità un altro mostro ambientale se così possiamo definirlo”, ha detto Carboni, sottolineando come questo punto di vista non sia “figlio dei ricatti politici che Luciano D’Alfonso vuole o vorrebbe imporre alla nostra città senza alcun confronto non solo istituzionale ma anche e soprattutto pubblico”.
Il dirigente teramano, inoltre, evidenzia come il suo partito non sia affatto contro un cambiamento che porti alla crescita della territorio, “ma così finiremo per snaturare il territorio, svuotando ulteriormente il centro”.
Inoltre, ricordando come il terreno sia altamente franoso, tanto da aver dovuto in passato effettuare interventi di consolidamento nell’area, considera “assurdo pensare di realizzare un’opera mastodontica in una zona pericolosa ambientalmente parlando”.
“Gradirei conoscere lo studio di fattibilità dell’opera in questione”, aggiunge Carboni ricordando di aver richiesto fin dall’inizio delucidazioni in merito senza ottenere risposte precise, chiedendo anche di conoscere i risultati di studi geologici finalizzati all’individuazione, alla descrizione ed alla valutazione di eventuali problematiche ambientali di natura idrogeologica e sismica.
Dubbi e perplessità, inoltre riguardano anche i costi di mantenimento che l’Ateneo ha detto di volersi accollare ma che, secondo Carboni, potrebbero finire per gravare sugli studenti. E non sembra essere scesa giù la velata minaccia che il rettore Luciano D’Amico ha espresso durante la conferenza stampa di fine anno, durante la quale ha detto che se non ci sarà l’appoggio del territorio all’Ateneo ci si rivolgerà verso altre istituzioni.
“Non capisco se questo sia un ricatto”, conclude il dirigente, “è inutile che ci vengono a minacciare di perdere quei fondi, se le cose stanno così che vengano destinati ad altri comuni. La nostra proposta, su come riutilizzarli dato che ancora non sono vincolati, l’avevamo già formulata da tempo. Abbiamo un vettore che si occupa di trasporti pubblici, perché non trovare una sintesi ed un accordo direttamente con quell’azienda che già dispone di due linee che muovono verso Colleparco? Perché non aprire un tavolo di confronto che porti ad un potenziamento delle corse? E’ forse un braccio di ferro tra chi gestisce due compagnie differenti sullo stesso territorio? Teramo non può e non ha più tempo per assistere a miseri teatrini che vanno sempre a discapito della cittadinanza”.