Tecnica e articolata, la vicenda dello Stadio del Mare passa per gli articoli del Piano regolatore demaniale, redatto e approvato dal centrosinistra tra il 2006 e il 2008, e i pareri emessi dagli uffici tecnici comunali durante la progettazione per le strutture che dal 12 giugno, ospiteranno con due grandi spalti gli eventi estivi 2011. L’opposizione, Pd e Rc, semplifica con una perentoria “colata di cemento; il Comune, con il vicesindaco Berardino Fiorilli, smentisce: “niente cemento e tutto rimovibile”. Procedendo per gradi, già l’anno scorso l’opposizione aveva protestato per la palificazione issata sulla stessa spiaggia. Protesta nata e morta con un’interrogazione di Maurizio Acerbo, per ripresentarsi a dicembre scorso, quando l’amministrazione Mascia ha annunciato il faraonico progetto dello Stadio del Mare. Prime polemiche dal Pd, di bassa lena, poi, il 12 aprile scorso gli stessi democratici presentarono una diffida al Comune impugnando il Piano demaniale, contrastato dal progetto in alcuni punti, come ha ricordato oggi in conferenza stampa il consigliere Enzo Del Vecchio: “l’articolo 15, ad esempio, al comma 9bis vieta l’installazione di qualsiasi struttura di qualsivoglia volumetria sulla spiaggia di piazza Primo maggio”. Sotto accusa, quindi, l’ostruzione della vista verso il mare.
Diffida ignorata totalmente, ricordano democratici e Acerbo, tant’è che il 25 maggio scorso sono iniziati i lavori alle spalle della Nave di pietra bianca. Lunedì, infine, i consiglieri si sono accorti della realizzazione di alcune gabbie di cemento armato sulla sabbia, facendo scattare definitivamente la mosca al naso e l’attacco definitivo verso la Giunta con la richiesta di sospensione dei lavori, invitata al Soprintendenza per i Beni architettonici regionali, al comandante Maggitti dei vigili urbani, ai dirigenti D’Aurelio e Giannitti e Silveri e Graziani, rispettivamente dei dipartimenti comunali tecnico-urbanistico e attività produttive. In questa viene tirato in ballo l’articolo 17 del Piano demaniale, che vieta “l’uso del calcestruzzo armato gettato a terra”. “I lavori non vanno solo contro le normative vigenti e il Piano demaniale comunale”, tuona Del Vecchio sul marciapiede cascelliano, “ma anche contro gli stessi pareri espressi dagli uffici comunali”.
Il 17 dicembre 2010, infatti, l’ingegner D’Aurelio protocollava e inviava alla Soprintendenza l’autorizzazione paesaggistica dello Stadio, ponendo come condizione “la necessitò di garantire sempre la visuale libera da Corso Umberto I verso il mare, data l’alta valenza paesaggistica dell’area rappresentata da un contesto urbano fra i più rilevanti e significativi della città di Pescara”. Il 9 luglio scorso, poi, Gaetano Silveri pose al dirigente del dipartimento Ambiente fissò questi paletti al progetto: “soli fini dell’occupazione temporanea […]; tutte le installazioni da eseguire dovranno avere la caratteristica della facile rimozione […]; tutte le opere da installare devono essere semplicemente poggiate a terra […]; è fatto divieto assoluto di eseguire e/o realizzare opere non a carattere stagionale o mediante la realizzazione di strutture di difficle rimozione, gettate o assemblate in opera […]”.
Difficile da credere che basi in cemento armato, con tanto di trame metalliche, siano di “facile rimozione”: questo, in sostanza, l’elemento accusatorio dell’opposizione, aggiunto all’ostacolo visivo alla “spiaggia di pregio”. In realtà lo stesso Fiorilli, nei vari annunci pregressi, ha parlato di opere che sarebbero rimaste sulla spiaggia, sebbene si trattasse di servizi igienici di pubblico utilizzo. Ma per Pd e Acebro, tutto ciò consiste in un “grave disastro ambientale”, che non si esclude possa giungere sul tavolo della procura della Repubblica come violazione di varie e numerose norme vigenti.
Viene tirata in ballo anche la Corte dei Conti, perché i circa 260mila euro spesi per realizzare lo Stadio, sarebbero “soldi pubblici buttati”, secondo il capogruppo Pd Moreno Di Pietrantonio, “un doppione che riporta la città a 10 anni fa, quando Carlo Masci realizzò il primo Stadio del mare, mentre con 100mila euro l’amministrazione di centrosinistra ha realizzato l’Arena del Mare sulla spiaggia libera della Madonnina, perfettamente funzionante e allestibile per ogni eventi, ma che alla chetichella ora si sta smantellando: hanno già rimosso il cartellone all’ingresso”.
E tra ieri e oggi ci sarebbero state le prime contromosse, come riporta Enzo Del Vecchio: “dopo il fax, i dirigenti comunali si sono riuniti con l’Amministrazione, confermando l’illegalità delle cantierazioni in cemento eseguite, che oggi sono state rimosse (alcune ruspe erano in azione proprio durante la conferenza stampa delle 11:00 ndr); ed è stato comunicata la necessità di agire con una variante al Piano demaniale per realizzare quelle opere lì”. Variante che, però, deve passare
Fiorilli replica: “Niente cemento, tutto rimovibile”; ma gli errori ci sono stati. “Nessuna colata di cemento, né strutture impattanti sulla spiaggia libera di piazza Primo Maggio a Pescara: il progetto approvato dalla giunta di centro-destra non prevede la realizzazione di strutture fisse, ma solo opere rimovibili, compresi i servizi igienici che, a differenza delle altre opere che verranno rimosse a fine stagione, resteranno tutto l’anno a vantaggio della città e che non ostacoleranno la visuale del mare” chiara e coincisa la replica dell’assessore Fiorilli: “Ancora una le forze di opposizione del centro-sinistra non comprendono l’importanza di quella struttura per la città e stanno tentando di giocare ogni carta pur di bloccare quella che è destinata a divenire la struttura simbolo della stagione estiva 2011 per Pescara”, giudica e si difende dalle accuse ricevute negli ultimi due giorni. Difende il progetto, Fiorilli, elencandone i particolari accuratamente studiati per essere nella norma e di basso impatto visivo e acustico.
Ammette, però, alcuni errori in corso d’opera: “A sollevare l’allarme del centro-sinistra, che dallo scorso 25 maggio sta monitorando ogni giorno lo svolgimento del cantiere, con sopralluoghi quotidiani, è stato, nel pomeriggio di ieri, il posizionamento di reti a terra nell’area destinata a ospitare i servizi igienici, un mero errore subito attenzionato dal dirigente che ha ordinato all’impresa la immediata rimozione di quanto posizionato. In altre parole l’amministrazione non ha previsto né mai consentirà alcuna colata di cemento sulla spiaggia libera, men che meno si realizzeranno opere in difformità rispetto al Piano demaniale comunale, e infatti come da progetto le tribune non saranno impattanti e non ostacoleranno la prospettiva del mare”. A restare, infine, sulla sabbia dopo l’estate saranno solo “i servizi igienici che resteranno a disposizione degli utenti per sempre, ma anch’essi realizzati con strutture ‘leggere’ e removibili, in perfetta conformità con il piano demaniale comunale”, conclude Fiorilli.
Daniele Galli