San Giovanni Teatino. Il Giudice unico del tribunale di Chieti, dott. Nicola Valletta ha dichiarato (10 ottobre 2016) inammissibile il ricorso di un cittadino (condannato anche alle spese di giudizio sostenute dalle parti) residente in una palazzina di via Mazzini adiacente l’ex fonderia Di Nicola.
Per il giudice “non sussistono i profili di urgenza”, non sono stati smentiti “i riscontri documentali offerti dai convenuti” e quindi non avrebbe senso incaricare un CTU per un accertamento tecnico preventivo “alla verifica dello stato dei luoghi”.
“Al di là delle vicende umane, che ovviamente dispiacciono, – dichiara il Sindaco Luciano Marinucci – bisogna rendersi conto di due fattori importanti: il primo è che la mia Amministrazione ha fatto, sta facendo e farà tutto il necessario per tutelare la salute dei cittadini di San Giovanni Teatino. Quanto espresso dal Giudice va proprio in questa direzione. Con questa sentenza, infatti, si riconosce non solo la nostra attività, ma si evidenzia che tale ricorso avrebbe portato addirittura altri ritardi, che nessuno di noi vuole, ovviamente. Il secondo fattore si riferisce alla strumentalizzazione politica della vicenda: in questi ultimi tempi sta passando l’idea, pericolosissima, che solo il Movimento 5 Stelle sia depositario del bene comune e cittadino. Ribadisco ad alta voce che non è così, perchè io per primo, come Sindaco e come persona, – conclude Marinucci – mi adopero quotidianamente per la mia comunità, e anche questa sentenza lo dimostra.”
Condivisa la ricostruzione “corretta” e documentata della vicenda fornita dell’avvocato del Comune Michela Di Santo, legale del Comune di San Giovanni Teatino, che dimostra una situazione tuttl’altro che “di stallo, che potesse creare pregiudizio all’integrità della salute” del ricorrente e della moglie.
La Asl ha eseguito gli accertamenti, tra l’altro a seguito di segnalazione della coniuge del ricorrente, il 18 marzo 2014. Erano presenti: Comune, proprietario e conduttore della struttura, carabinieri del Noe Pescara e della locale stazione. Il 13 maggio 2014 la Asl ha terminato il sopralluogo ispezionando la copertura servendosi di un automezzo con cestello elevatore messo a disposizione dal Comune. Nel 2015 il Sindaco Luciano Marinucci chiese al’ARTA di fare prelievi sulle gronde dell’ex fonderia, mentre nell’aprile 2016 è venuto a conoscenza di una Perizia di Stima e di una Indagine Preliminare Ambientale presso la Sezione fallimentare del Tribunale di Chieti. Dall’Indagine del’architetto Franco Valentini (una perizia chiesta dal Tribunale Fallimentare nel 2010 per conoscere i costi di bonifica da inserire nel valore dell’immobile) e dalle analisi della
Laserlab di Chieti emergono: è stato esaminato “rifiuto speciale non pericoloso”, il campione esaminato presentava concentrazioni non superiori a quanto stabilito dalla normativa vigente, solo in magnesio era in concentrazioni superiori ma “è una caratteristica geologica di alcune zone del suolo di San Giovanni Teatino”. Insomma terreno e falde non avevano subito danni.
Il CTU del Tribunale, inoltre, evidenziava che erano presenti vari edifici e tettoie con lastre di cemento-amianto in pessimo stato. La concentrazione ammessa di sostanze potenzialmente pericolose, specificava l’architetto Valentini, è differente a seconda della destinazione: in area industriale/commerciale è superiore che in area verde/residenziale.
A seguito dei rapporti dell’ARTA e della segnalazione dalla ASL dello scorso 11 aprile, il Sindaco Marinucci, al fine “di esaminare tutte le problematiche ambientali e individuare i procedimenti da adottare” nella conferenza dei servizi del 22 luglio 2016 ha riunito una tutti gli attori interessati. Con l’architetto Assunta Di Tullio (responsabile del settore) è stata concordata un tempistica per la rimozione delle lastre di eternit, che la ASL ha ordinato entro l’aprile 2017
“La nomina del CTU, chiesta dal ricorrente, che reiteri analisi e attività di consulenza già ampiamente svolte da CTU del tribunale fallimentare, ASL e ARTA – spiega l’avvocato Michele Di Santo – avrebbe provocato la sospensione dell’attuazione del piano di bonifica e dilatazione dei tempi di in danno della collettività”. Il ricorrente aveva “il fondato timore… per la sua salute e della di lui moglie”, di un perdurare di una situazione di stallo che in realtà non c’è mai stata e che il suo ricorso, se accolto, avrebbe potuto creare.