Chieti. “Il 29 aprile è una data simbolo dell’odio politico degli anni di piombo”.
A raccontare la vicenda Jessica Verzulli, coordinatrice della Giovane Italia della Provincia di Chieti, che ricorda la vicenda di Sergio Ramelli, “vittima di un assassinio a sfondo politico, compiuto da alcuni militanti della sinistra extraparlamentare, facenti parte dell’Avanguardia Operaia. Ai tempi dell’accaduto Ramelli era uno studente che come tanti, coltivava la passione politica, come fiduciario del Fronte della Gioventù. Dopo essere stato barbaramente aggredito con una chiave inglese sul portone di casa, Ramelli morì dopo più di 40 giorni d’agonia. L’unico motivo del folle gesto era l’odio per l’avversario politico. L’anno dopo la morte di Ramelli, fu la volta di Enrico Pedenovi, consigliere provinciale milanese dell’ M.S.I., trucidato da dei militanti di Lotta Continua che aspiravano a diventare futuri terroristi di Prima Linea. Il nome di Pedenovi – che tutti erano soliti indicare come “il missino buono” per il suo temperamento mite e pacato – fu pubblicato da Lotta Continua su una lista di proscrizione dal titolo “Pagherete tutto”. Senza smentire le previsioni, egli fu poi ucciso proprio a pochi passi dalla sua abitazione. Fermo all’interno della sua auto, presso un distributore di benzina, fu affiancato dal commando di Prima Linea, che con diversi colpi di pistola lo ammazzò. Enrico Pedenovi, 50 anni, padre di famiglia, era stato incaricato dal partito di ricordare Ramelli in un discorso commemorativo. Il suo assassinio fu un modo per celebrare l’anniversario della morte del giovane, che a quei tempi non si poteva neppure nominare. Ricordando queste due vittime del terrorismo politico, all’anniversario della loro morte, auspico che la memoria del passato Italiano possa portare tutti ad “abbassare i toni” che a volte diventano irrispettosi della persona prima ancora che del politico”.