Provincia Chieti, costi taglio erbe. Di Giuseppantonio si difende

enrico_di_giuseppantonioChieti. “Anche nell’attività  di taglio delle erbe infestanti  la Provincia ha fatto il proprio dovere”. Così il presidente Enrico Di Giuseppantonio si difende dalle accuse mosse dal capogruppo del Pd, Camillo D’Amico, che ha reso pubbliche le somme destinate a questo servizio dall’ente provinciale.

Stando, infatti, a quanto sottolineato dal presidente, per il taglio delle erbe sarebbe stato impiegato dapprima il personale dipendente, al quale durante la scorsa estate è stato richiesto uno sforzo straordinario, quindi attivando convenzioni con Comuni e Comunità Montane e, solo dove necessario e per rispondere ad interventi non dilazionabili, ricorrendo ai privati.

“E’ di tutta evidenza” continua Di Giuseppantonio “che le spese sostenute per tali interventi, che sono ancora tutte da analizzare e validare, tengono o non tengono conto di determinate voci di costo. In particolare per quello che riguarda la Provincia non si può, accanto alla spesa per il personale, non considerare l’ammortamento dei mezzi, i costi vivi per i materiali e le attrezzature, per le riparazioni, per il carburante, per gli imprevisti, ecc.. Costi che, al tirar delle somme, porteranno la spesa complessiva sostenuta a raggiungere una somma superiore. Purtroppo anche in questa circostanza, secondo il suo costume,  il capogruppo del Pd Camillo D’Amico non ha esitato a “dare i numeri” e a cavalcare il dramma dei lavoratori interinali ben sapendo che questi ultimi non potevano essere assunti perchè la legge lo vieta e lo vietano le condizioni finanziarie disastrose che l’amministrazione di cui egli ha fatto parte ci ha lasciato in eredità. Gravissima è anche l’affermazione di D’Amico laddove parla di “ditte talune delle quali create allo scopo”, gettando un’ombra pesante sulla vicenda: se ha elementi che facciano ipotizzare manovre torbide o illegali si  rivolga agli organi competenti, cosa che comunque a questo punto farò io per tutelare l’immagine e la dignità dell’Ente, di chi lo rappresenta e di chi lo gestisce. Sappia, comunque, Camillo D’Amico che quanto a onestà e trasparenza non prendo lezioni da nessuno, tantomeno da lui”.

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