L’Aquila. Mettere fine all’infinita polemica tra Comune dell’Aquila e Dipartimento per le politiche della famiglia. Con questo obiettivo, il sottosegretario Carlo Giovanardi è arrivato questa mattina a L’Aquila, dove ha incontrato prima il sindaco Massimo Cialente, poi il presidente delle Regione Abruzzo e Commissario delegato per la Ricostruzione, Gianni Chiodi.
La querelle ruota attorno ai 12 milioni di euro messi a disposizione dal Dipartimento subito dopo il terremoto del 2009 per progetti sociali volti soprattutto alle famiglie. Una somma spesa solo in parte, 3 milioni e 100 mila euro, per interventi nella sede della Casa per anziani ex Onpi de L’Aquila. Questa mattina, il senatore Giovanardi ha ripercorso l’iter di quello stanziamento che, nella fase dell’emergenza ”sarebbe stato possibile utilizzare celermente con atto della Protezione civile”, ma che ”a distanza di due anni deve far ricorso ad un bando pubblico”. Nei giorni scorsi, il Comune de L’Aquila aveva sottolineato di aver prodotto diversi progetti, finanziabili con gli 8,9 milioni di euro restanti, ma Giovanardi aveva obiettato che si trattava solo di ”indicazioni, suggerimenti, non di proposte fattibili”.
”Trascorsi due anni” ha aggiunto il Sottosegretario “si è reso necessario il ricorso al bando, al quale potranno partecipare tutti i Comuni del territorio colpito, presentando progetti in sintonia con quanto prescrive la legge e col nostro intento originario di aiuto e sostegno alle famiglie”. Anche sul bando, il Comune de L’Aquila aveva avuto da ridire, soprattutto sulla tempistica: le schede-progetto vanno presentate entro il 15 aprile prossimo. Il Comune aveva, quindi, invitato il Dipartimento a sospendere il bando. Ma Giovanardi, oggi, ha confermato tutto, “altrimenti da questo imbuto non se ne esce ed i 9 milioni rischiano di perdersi”. Il Sottosegretario ha poi sottolineato che certe ”forzature polemiche da parte delle amministrazioni locali potevano essere evitate”. Con lui il presidente Chiodi che, firmando il decreto n. 50, ha istituito una Commissione tecnica che dovrà selezionare i progetti ed i criteri di valutazione a punti. ”Tutto per il massimo della regola e della trasparenza nell’assegnazione di fondi pubblici importanti”.
Quanto al bando, Chiodi ha aggiunto che si è reso necessario ”per evitare il sospetto che alcuni privati o associazioni o comuni sapessero ed altri no. L’iter andrà avanti, quindi, con estrema chiarezza e correttezza, fugando quelle ombre sollevate in altre sedi”.
La Commissione esaminatrice sarà composta da tre figure tecniche, una designata da Giovanardi, una da Chiodi e l’ultima dal direttore dell’Ufficio del Bilancio e per il riscontro di regolarità amministrativo contabile della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Tra i requisiti preferenziali dei progetti, vi sono la celerità di attivazione dei servizi, la capacità di servire le popolazioni sfollate nei nuovi insediamenti, l’assenza di strutture analoghe in prossimità, il numero dei fruitori ed il minor rapporto costo/fruitori stessi, il cofinanziamento da parte dei Comuni proponenti (”basta con la sindrome di Pantalone” ha avvertito Chiodi), la qualità degli elementi strutturali e l’adeguatezza degli spazi.
Riferendo, infine, del faccia a faccia avuto col sindaco Cialente, Giovanardi ha detto che ”si è trattato di un incontro franco, dove è stata fatta la cronistoria delle risorse stanziate e dove ho spiegato che il bando è in assoluta trasparenza, avendo come volontà di fondo rispondere alle esigenze vere della popolazione abruzzese”.
Lo stesso Cialente ha poi spiegato la sua grande preoccupazione. “Nel bando sembrano essere escluse proposte progettuali che sono in realtà fondamentali per il nostro territorio, poiché afferiscono a settori cruciali della ricostruzione sociale. Mi riferisco, in particolare, alla realizzazione di centri polifunzionali a servizio delle aree del progetto CASE, che sono tagliati fuori, così come si configura l’esclusione di progetti specifici in favore dei disabili, come quello legato all’iniziativa ‘Dopo di noi’, in parte già finanziato, rivolto ai diversamente abili che, dopo la scomparsa dei familiari, da cui spesso ricevono assistenza, si trovano in una situazione di drammatica solitudine”. Il primo cittadino dimissionario ha ringraziato Giovanardi per l’attenzione ed ha aggiunto: ”In un quarto d’ora abbiamo chiarito le rispettive posizioni, dimostrando che le questioni si risolvono sedendosi attorno a un tavolo e non con le polemiche a distanza”.
Presente all’incontro anche l’assessore Stefania Pezzopane che ha spiegato: ”L’emergenza sociale a L’Aquila e nei Comuni del comprensorio è gravissima. I bisogni sociali, però, sono mutati rispetto a due anni fa. Come abbiamo detto al sottosegretario Giovanardi, ora servono i servizi alle famiglie e alle persone piuttosto che la costruzione di nuove residenze”. La Pezzopane ha riconosciuto che ”Giovanardi ha mostrato di comprendere il problema e di essere disponibile a individuare una soluzione. Per questo abbiamo proposto di pubblicare delle linee guida che consentano un’interpretazione estensiva del bando. Abbiamo ribadito inoltre che non abbiamo nulla contro questa procedura, anzi riteniamo che debba essere utilizzata anche per le donazioni. Abbiamo tuttavia delle perplessità, peraltro condivise dai soggetti coinvolti nel tavolo tecnico per il sociale, cui afferiscono le realtà più rappresentative del settore”.
Cialente e la Pezzopane hanno, infine, consegnato a Giovanardi un richiesta scritta di modifiche e integrazioni al decreto commissariale n. 50 del 2011, relativo ai fondi per il sociale.
Il documento è stato elaborato dal tavolo tecnico costituito nel 2010 per la nuova pianificazione sociale, composto dalle realtà più rappresentative del territorio, come enti e associazioni di volontariato e di cooperazione sociale e rappresentanze dei sindacati di categoria. La proposta si sofferma sull’esigenza legata al ripristino della rete territoriale di infrastrutture sociali, alla luce della quale si formalizza la richiesta di prorogare i termini di scadenza del bando, fissati al 15 aprile, per consentire ai Comuni di attivare le procedure, anche in forma associativa, su progetti sociali di larga scala, e il ripristino, nel decreto attuativo, del ”punto D”, articolo 8, in modo da consentire non solo la progettazione di servizi sociali standard, ma soprattutto di quelli rispondenti agli attuali bisogni della popolazione.