Sono gli stessi consiglieri del Pd firmatari della mozione, Paola Marchegiani e Antonio Blasioli a rivelare la scoperta, avvenuta “dopo due giorni passati ad ascoltare esperti, studiosi, ex allievi di Caffè, docenti universitari della Facoltà di Economia e Commercio”. “Veniamo a conoscenza che alcuni libri di Federico Caffè, donati all’Università Gabriele D’Annunzio di Pescara, sono integri nella biblioteca di Economia della D’Annunzio”, affermano in un comunicato. Non solo non sembrano imbarazzati dalla smentita della loro dichiarazione contenuta nella mozione, che lanciava l’allarme sul stato di deterioramento dei testi redatti dal pugno del celebre economista, “ammalorati dopo l’alluvione del 1992”, anzi: “E’ una scoperta che ci fa incredibilmente piacere perché quei libri, donati con amore dal Professore all’Università della sua città, sono la testimonianza del suo pensiero, da tutti riconosciuto come estremamente attuale”.
I libri infatti, circa 600 testi dattiloscritti da Federico Caffè, sono conservati in perfette condizioni (senza macchia d’acqua alcuna) presso il dipartimento di Economia dell’ateneo pescarese, a disposizione degli studenti per il prestito e la consultazione. “Quello che ci ha colpito in questi due giorni è la passione con cui tanti estimatori del nostro concittadino ci hanno ringraziato per la mozione offrendoci notizie utili; dal suo alunno Silvestro Profico, allo studioso Giacomo D’Angelo, alla Preside di Economia Prof.ssa Anna Morgante, al Prof. Piergiorgio Landini”, dicono Marchegiani e Blasioli: una gratificazione che cancella la figuraccia, peraltro condivisa con i dirimpettai dell’emiciclo e con la stessa assessore Seller: tutti accorsi a parlare sui libri senza sapere nei fatti dove e in che condizioni fossero.
“Siamo però solo a metà del nostro cammino”, proseguono entusiasti i due democratici, “E’ importante che quei libri ci siano, ma è fondamentale che quei libri siano fruibili dalla città in appositi spazi, utilizzabili da cittadini e studiosi, e che soprattutto che quei libri non siano ‘loculi’, ma producano vita, producano nuove iniziative per la riscoperta del pensiero di Caffè. Chiederemo all’Università, che già meritoriamente ha dedicato al Professore l’Aula Magna, di mettere a disposizione uno spazio ad hoc per i libri con personale che possa facilitarne la fruizione, accompagnandola ad una sobria cerimonia, come nello stile del Professore, per informare la città, perché lo ripetiamo, non è importante che i libri ci sono ma è importante che questi producano attività per la riscoperta del pensiero del grande economista. Chiederemo quindi anche alla stessa Università, che ci è sembrata molto attenta e ben disposta, di organizzare seminari per la riscoperta del pensiero di Caffè”.
La versione più veritiera, attualmente, pare essere quella del prof. Piergiorgio Landini, docente della facoltà pescarese di Economia ed ex allievo di Caffè, nonché suo collaboratore fino a due mesi prima della scomparsa nel 1987: ai testi attualmente presenti negli armadietti della d’Annunzio, donati da Caffè in persona, l’Università potrebbe aggiungerne una seconda tranche composta addirittura da 2000 tra libri e riviste; una donazione che, all’epoca della prima, non si concluse per lo stato precario di salute dell’economista.
“Per questo motivo stiamo contattando in queste ore il nipote di Caffè: Dott. Enzo Leone, per cercare di sapere se i numerosi e preziosi libri che già lo zio voleva donare al Prof. Landini sono ancora disponibili”, affermano Blasioli e Marchegiani, “Ci batteremo in sede di approvazione del bilancio per destinare fondi alla riscoperta della figura di Caffè. Ora il nostro impegno sarà rivolto a ricordare Federico Caffè almeno in un incontro pubblico annuale ed a ritessere una vecchia idea dell’Istituto Tito Acerbo diretta a creare anche a Pescara, come già esiste a Roma, una Fondazione Federico Caffè, insieme con l’Università, l’Istituto Tito Acerbo, il Comune, la Provincia, la Fondazione Cassa di Risparmio e chiunque ne vorrà fare parte”, concludono.
Mascia risponde al Pd. “Si è rivelata una bufala colossale la polemica vanamente innescata dal Partito Democratico sul presunto mancato intervento dell’amministrazione comunale di Pescara nel recupero dei pregiati volumi che l’illustre economista Federico Caffè ha donato all’Università ‘D’Annunzio’ e che sarebbero stati compromessi dall’alluvione del 1992. In realtà quei volumi nel 1992 erano già conservati al secondo piano dell’Ateneo di viale Pindaro, edificio mai interessato dall’alluvione del ’92 né da altri fenomeni naturali, e soprattutto sono in ottimo stato di conservazione e perfettamente consultabili dal pubblico. Non ci sono dunque libri da ‘salvare’, né da restaurare, trasformando la denuncia-scandalo del Pd”. Lo ha detto il sindaco di Pescara Luigi Albore Mascia intervenendo sul polverone sollevato sul ‘caso’ dei libri lasciati da Federico Caffè alla ‘D’Annunzio’.
Stamane dopo il colloquio telefonico intrattenuto da Mascia sulla vicenda con il Direttore del Dipartimento di Economia Landini l’arcano è stato svelato e rivelato la ‘bufala’ del Pd. Ma, come ha rivelato il professor Landini, quei volumi sono stati sempre conservati nel Dipartimento di Economia, al secondo piano della sede di viale Pindaro, dove l’Università si era già trasferita nel ’92. “In altre parole l’amministrazione comunale di Pescara non deve stanziare alcun fondo per restaurare i libri di Caffè perché non ci sono volumi da ‘salvare’, i libri donati dall’economista sono in perfetto stato di conservazione e vengono puntualmente consultati. L’episodio odierno dovrebbe spingere il Pd a chiedere scusa alla città per la bufala propinata in conferenza stampa, e a imparare ad approfondire le tematiche trattate prima di sparare notizie-boomerang, pensando anche alla famiglia Caffè sicuramente turbata da una polemica che l’ha vista involontaria protagonista. Intanto – ha aggiunto il sindaco Albore Mascia – nei prossimi giorni avremo un incontro con il Direttore Landini per valutare insieme il modo migliore per ricordare e rendere il giusto onore alla figura dell’illustre economista Caffè, per promuovere l’opera e il pensiero di un uomo schivo, riservato, ma che rappresenta un patrimonio per l’intero paese”.
Daniele Galli